Le metastasi mettono in atto diverse strategie per insidiarsi tra i tessuti e invadere l’organismo. Possono formare delle strutture simili a lunghi tentacoli o a sfere elastiche: cambiano cioè la propria forma a seconda della “strada” che devono percorrere per raggiungere altri organi. L’interruttore molecolare che regola il passaggio da una strategia di invasione all’atra è stato ora scoperto da due gruppi della Fondazione Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom), guidati da Pier Paolo Di Fiore e Giorgio Scita. Lo studio, pubblicato su Cell, indica come responsabile il complesso formato dalle due proteine RAB5 e RAC.
Grazie all’imaging cellulare – che permette di visualizzare in tempo reale e con un’alta risoluzione l’attività delle cellule – e alla generazione di tessuti artificiali, i ricercatori sono riusciti a determinare da cosa dipende la migrazione delle cellule metastatiche. Di Fiore e Scita hanno notato che in particolari condizioni la forma delle cellule cancerose cambia notevolmente durante la migrazione. E che queste “trasformazioni” dipendono dall’attività di due molecole della famiglia delle GTPasi (RAB5 e RAC, appunto).
Queste proteine potrebbero rivelarsi i bersagli per una terapia che modifichi lo sviluppo delle metastasi. Studi condotti in vivo e in vitro, infatti, dimostrano che, bloccando la loro azione, si può cambiare la modalità di migrazione delle cellule metastatiche. Gli studi terapeutici si erano finora concentrati sull’inibizione di altre proteine, denominate “metallo-proteasi”, coinvolte nella creazione di spazi in cui il tumore può insediarsi. “Ma i tentativi di bloccare le metastasi in questo modo sono falliti”, spiegano Di Fiore e Scita, “perché si è visto che le strategie di migrazione sono molto diversificate e non dipendono sempre dalle metallo-proteasi”. Ragion per cui i ricercatori si sono ora concentrati sul funzionamento, cellulare e molecolare, di questo particolare sistema di adattamento. (a.g.)
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