Vita

Evoluzione, altro che forza fisica: la chiave del successo sta nella cooperazione

L’evoluzione, regolata da meccanismi come la selezione naturale e sessuale, premia chi ha maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi. Così, in poche parole, potrebbe essere riassunto il pensiero del biologo Charles Darwin espresso nella sua teoria evoluzionistica. Eppure, nella nostra lingua il fittest dell’inglese è diventato il più forte (anche tradurlo con più adatto in realtà ha qualche problema). A ricordare oggi il vero segreto dell’evoluzione sono Brian Hare e Vanessa Woods, entrambi ricercatori del Center for Cognitive Neuroscience della Duke University. Nel loro nuovo libro Survival of the friendliest: understanding our origins and rediscovering our common humanity, infatti, i due scienziati offrono una nuova chiave di lettura del pensiero di Darwin, sottolineando come l’essere più amichevoli e collaborative permetta alle specie di avere più possibilità di sopravvivere e garantire così il successo dell’evoluzione.

Selezione naturale e fitness

“Le specie sopravvivono basandosi su cordialità, collaborazione e comunicazione”, scrivono gli autori. La chiave dell’evoluzione, quindi, è nella socialità, ed essere quindi abili nel comunicare, nel cooperare e collaborare, e non nelle prestazioni di forza fisica, come viene erroneamente interpretata la teoria di Darwin. “La sopravvivenza del più adatto, che è ciò che tutti conoscono come evoluzione e selezione naturale, ha causato il maggior danno di qualsiasi teoria introdotta nella società”, ha raccontato Hare al Washington Post.

Infatti, ciò di cui parlava Darwin con “la sopravvivenza del più adatto” è la fitness, intesa come successo riproduttivo, ossia l’unità di misura della selezione naturale. E non fitness intesa come sinonimo più moderno di benessere e forza fisica. “Le persone credono che un maschio alfa sia più adatto e meriti di vincere”, precisano gli scienziati. “Ma non è quello che intendeva Darwin, né quello che è stato dimostrato. La strategia di maggior successo nella vita è la cordialità e la cooperazione”.

Evoluzione: la strategia vincente

cani, per esempio, discendono dai lupi: attratti dagli essere umani sono diventati amichevoli, cambiando i loro comportamenti e il loro aspetto. “Purtroppo, il loro parente stretto, il lupo, è continuamente in pericolo negli ormai pochi luoghi in cui riesce a vivere, mentre ci sono centinaia di milioni di cani”, commentano gli autori. “I cani sono quella porzione di lupi che decise di fare affidamento sull’essere umano, piuttosto che sulla caccia, e che vinse alla grande”.


Perché il lupo è più furbo del cane


Un altro esempio riportato nel libro è quello dei bonobo, messi a confronto con i loro parenti, gli scimpanzé. Questi ultimi, raccontano gli esperti, possono essere molto violenti, a tal punto da uccidersi tra loro. I bonobo, invece, non sono aggressivi, ma amano passare il loro tempo in pace, condividendo tra loro il cibo. “Il bonobo maschio più amichevole ha più successo dello scimpanzé più forte”, spiega Hare, facendo riferimento alla riproduzione. “I bonobo maschi di maggior successo hanno più figli rispetto ai maschi alfa degli scimpanzé”.

Affinché gli esseri umani continuino a evolversi, concludono i due autori, “la cooperazione è la strategia vincente”. I problemi sociali, infatti, richiedono soluzioni sociali. “Il segreto del successo della nostra specie è lo stesso dei cani e dei bonobo. Vinciamo con la cooperazione e il lavoro di squadra. Le nostre abilità uniche in quanto esseri umani per la comunicazione cooperativa possono essere utilizzate per risolvere i problemi sociali più difficili”.

Via: Wired.it

Leggi anche: Così l’evoluzione lavora ancora oggi sulla nostra specie

Credits immagine di copertina: Photo by Alicia Jones on Unsplash

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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