Risolto uno dei più antichi misteri astronomici: l’enigma delle stelle rosse giganti, le Mira. La loro intensità decresce lentamente finché non spariscono dalla vista umana, per poi ricomparire qualche tempo dopo. Ora due ricercatori dell’ Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge, Massachussets, ipotizzano che il fenomeno dipenderebbe dalla formazione di alcuni composti chimici metallici, gli ossidi del titanio, presenti nell’atmosfera gassosa che circonda le stelle, che assorbono la luce visibile. I risultati della scoperta saranno pubblicati nel prossimo numero di Astrophysical Journal. Diversi tipi di stelle presentano variazioni di intensità: si può paragonare questo corpo celeste a un cuore pulsante che da piccolo diventa più grande e quindi da più caldo si fa più freddo. La variazione di temperatura si riflette in variazione di intensità. Ma queste pulsazioni non bastano a spiegare quella grande diminuzione di luminosità associata alle stelle giganti. Così i ricercatori utilizzando dei modelli matematici come 007, hanno dimostrato che la formazione degli ossidi del titanio aumenta l’opacità delle stelle. Risultato: la luce visibile proveniente dalla regione più interna e calda delle stelle rosse viene assorbita. E solo la radiazione infrarossa emessa dalla regione esterna, la più fredda, sarebbe in grado di raggiungerci. L’alternarsi del fenomeno invece sarebbe dovuto alla variazione periodica della temperatura della corona esterna della stella (che varia tra circa 2000 a circa 2800 gradi Kelvin). Solo quando questa raggiunge il valore minimo si formerebbero questi composti. (f.t.)
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