Categorie: Società

t-Government in fuorigioco

La rivoluzione tecnologica della tv digitale terrestre (Dtt) che dal 2012 sostituirà la tradizionale tv analogica (anche se in prima battuta la legge Gasparri aveva ipotizzato la fine del 2006 per il completo switch-off) passa per i piedi di Totti, Del Piero, Kakà e company. Già, perché il cosiddetto t-Government (ovvero i servizi della pubblica amministrazione erogati grazie all’interattività della Dtt) è ancora al palo e difficilmente si muoverà prima di qualche anno (semmai lo farà). A evidenziarlo un sondaggio dell’Istituto Piepoli commissionato dal Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (Cnipa). Secondo il quale solo il 10 per cento degli italiani vede la Dtt, il cui utente medio è maschio, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, dotato di un titolo di studio superiore e residente in città tra i 30mila e i 100mila abitanti. Di questo 10 per cento il 58 la usa per vedere sport (in particolare le partite del campionato di calcio di serie A sui canali Mediaset e La7), circa la metà per i film e un altro 50 per cento guarda programmi di attualità e informazione.

E i servizi della pubblica amministrazione? Appena il due per cento degli intervistati li usa e solo 44 su 100 ne conoscono l’esistenza. Risultati poco confortanti anche se si confronta l’utilizzo del digitale terrestre con quello di altri strumenti tecnologici. Secondo la ricerca dell’Istituto Piepoli, infatti, nell’ultimo mese, la Dtt è al sesto posto fra le tecnologie di accesso a contenuti di infotainment (informazione + intrattenimento) dopo la tv analogica usata dal 96 per cento degli italiani, il telefonino (80 per cento), Internet da casa (33 per cento), tv satellitare (19 per cento) e Internet in ufficio (16 per cento).

Nonostante i numeri poco confortanti, Livio Zoffoli, presidente del Cnipa (che ha finanziato con sette milioni di euro applicazioni di t-Government ) mostra ottimismo: “I dati rilevati fanno ritenere che la televisione digitale terrestre costituisca una tappa importante nello sviluppo tecnologico dei sistemi televisivi e ciò fa prevedere che questa nuova forma di comunicazione avrà rapida diffusione ed incidenza sul sistema televisivo attuale. Data la grande diffusione degli apparecchi tv nelle famiglie italiane, in breve tempo la Dtt sarà in grado di veicolare potenzialmente nuove e semplici applicazioni nell’area dei servizi pubblici e dell’interazione tra cittadini e amministrazioni pubbliche”.

Sarà, ma nel frattempo la Dtt, molto sponsorizzata dal governo dell’ex premier Silvio Berlusconi (prima accusato per aver promosso con incentivi statali la vendita di decoder prodotti dall’azienda di suo fratello Paolo e poi assolto), continua a non decollare: il 21 per cento degli utilizzatori non ha neanche un decoder interattivo e tra i non utilizzatori il 70 per cento dichiara di non volerlo acquistare a breve. “I dati del rapporto sulla televisione digitale terrestre del Cnipa”, dice Antonio Longo, il presidente del Movimento Difesa del Cittadino, “confermano il fallimento della Dtt, che viene utilizzato dagli italiani soltanto per il calcio: uno spreco di risorse statali pari a centinaia di milioni di euro per incentivare gli acquisti dei decoder. Come associazione a tutela degli utenti non abbiamo mai chiesto al governo l’azzeramento della tv digitale, ma abbiamo sempre proposto una più cauta azione di promozione della nuova tecnologia in armonia con quelle già esistenti e ben più consolidate tra i consumatori, come il satellite, la banda larga, la radio digitale e la tv via cavo. I dati diffusi dal Cnipa confermano che è giusto continuare la strada percorsa fin dall’inizio, ossia continuare a contrapporsi allo stanziamento di ulteriori fondi pubblici per la convergenza tecnologica esclusiva del paese sul decoder digitale terrestre, per il quale sono stati spesi oltre 200 milioni di euro per la sua incentivazione, a discapito delle altre opportunità di accesso alle informazioni la cui competitività deve essere scelta dal mercato degli utenti”.

La Dtt sembra quindi lontana. Studio Piepoli a parte, infatti, stentano ad arrivare notizie positive sulla sua diffusione. Un esempio? Lo switch off della Sardegna e della Valle d’Aosta, le due regioni in cui si era pensato di spegnere il segnale analogico per sperimentare, prima che nel resto d’Italia, le qualità del Dtt, continua a slittare. La data di scadenza è ora prevista per luglio 2006, ma sono molti i cittadini che non hanno un decoder e la copertura del segnale non è ancora completa. C’è quindi da aspettarsi un ulteriore slittamento, anche perché non tutte le amministrazioni locali sono favorevoli a tale cambiamento.

Federico Ferrazza

Giornalista, è nato nel 1978. E' coordinatore del sito Wired.it. Ha scritto di tecnologia, new media e scienza per alcune delle principali testate nazionali; tra queste: Galileo, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, L’espresso, Il Venerdì di Repubblica, Wired Italia, XL, Il Corriere delle Comunicazioni, Sapere. Insegna new media e giornalismo on-line in alcuni master universitari. 

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