Templi d’oro sul Nilo

La cultura egiziana – le cui origini si perdono nella notte dei tempi – vanta un patrimonio artistico straordinario, sorprendente, quasi inesauribile. A confermare questa tesi giunge la mostra “Napata e Meroe. Templi d’oro sul Nilo”, in programma alla Promotrice delle Belle Arti di Torino e, come seconda sede, al Museo Egizio di Torino, dal 27 marzo fino al 27 giugno. Scoprire i templi faraonici di Napata, celebrati nell’Aida di Verdi, e le piramidi di Meroe riesumati nella regione comunemente nota come “Nubia”, corrispondente all’attuale Sudan settentrionale e alla zona dell’Egitto meridionale ora sommersa dal lago Nasser: è questa la suggestiva proposta per i visitatori che vogliono conoscere meglio alcuni dei misteri emersi recentemente dalle sabbie.

Con le sue cinquecento opere esposte, divise tra grandi sculture, vetri ed oreficerie, steli ed iscrizioni di alto valore documentario, la mostra attraversa cinquemila anni di storia della “Nubia”, dal IV millennio a.C. fino all’evo cristiano, per focalizzare l’attenzione sul rapporto tra civiltà egizia ed africana. La regione, infatti, fu cerniera tra le due culture e affascinante fu l’alternanza del prevalere dell’una sull’altra. Come nel 1500 a. C., quando i Faraoni egizi dominarono su tutto il territorio della Nubia o quando nel VIII-VII sec. a.C. i “Faraoni neri” dall’antica capitale Napata regnarono sull’Antico Egitto. I reperti archeologici testimoniano di questo scambio di dominio, e, soprattutto, di un reciproca influenza artistica.

Organizzata dall’Associazione Torino Città Capitale Europea e dal Museo Egizio di Torino in collaborazione con i partners Institut du Monde Arabe di Parigi e Kunstalle di Monaco, l’esposizione giunge a Torino come ultima tappa di un itinerario che ha registrato oltre 500.000 visitatori tra Monaco, Parigi, Amsterdam, Tolosa e Mannheim. L’edizione italiana, curata da Annamaria Donadoni e Alessandro Roccati, è stata articolata in un duplice percorso: mentre alla Promotrice delle Belle Arti saranno esposti i preziosi reperti del circuito europeo, insieme a pezzi provenienti dalle collezioni archeologiche universitarie di Pisa, Roma, Cassino e del Museo Egizio di Torino, in quest’ultimo sarà allestito un itinerario interno sul tema, complementare e parallelo a quello della mostra.

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