Formiche e termiti, proprio come gli esseri umani, modificano il proprio ambiente per ottenere cibo. Due studi pubblicati da Science rivelano le strategie simbiotiche che questi insetti mettono in atto per coltivare i funghi di cui si nutrono e garantire al contempo il buon funzionamento della comunità cui appartengono.
Nel primo studio, Adrián Pinto-Tomás dell’Università del Wisconsin-Madison (Usa) e la sua equipe hanno dimostrato che le formiche dei generi Acromyrmex ed Atta “reclutano” batteri azoto-fissatori per coltivare i funghi di cui si nutrono. Questi insetti sociali svolgono un ruolo chiave negli ecosistemi tropicali del Nuovo Mondo promuovendo la crescita della vegetazione e il riciclo dei nutrienti. I due gruppi si nutrono dei funghi della famiglia dei Lepiotaceae, che coltivano nei nidi utilizzando come concime le foglie degli alberi. Per un buon raccolto, le formiche necessitano di abbondanti quantità di azoto, che scarseggia nelle foglie giovani. Tuttavia, studi sul campo hanno dimostrato che l’azoto presente nei substrati esausti rimossi dagli “orti” di funghi è piuttosto elevato. Per scoprirne la provenienza i ricercatori hanno allevato in laboratorio 80 colonie prelevate da Argentina, Costa Rica e Panama. Impedendo l’ingresso di azoto dall’ambiente esterno, i ricercatori hanno monitorato la sua concentrazione nel sistema: minima nel substrato di foglie appena raccolte, massima negli scarti finali. Attraverso alcune analisi, gli studiosi hanno isolato i responsabili di questa “crescita miracolosa”: batteri N-fissatori che catturano azoto dall’atmosfera rendendolo disponibile alle formiche per la crescita dei funghi.
Nel secondo studio, un gruppo di ricerca coordinato da Duur K. Aanen della Wageningen University (Olanda) ha scoperto che le termiti africane (sottofamiglia delle Macrotermitinae) da più di 30 milioni di anni coltivano la stessa identica specie di funghi, prevenendo la diffusione di linee genetiche differenti che potrebbero “abbandonarle” per cercare relazioni mutualistiche più vantaggiose. Questo rapporto si mantiene inalterato da così tanto tempo perché le monoculture fungine si riproducono più facilmente delle etero-colture: è infatti maggiore la probabilità che le spore, al momento della diffusione, incontrino spore della stessa specie con le quali unirsi dando vita a una nuova generazione. Così, il mutualismo giova sia al successo riproduttivo dei funghi, sia a quello delle termiti. (m.s.)
Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1173036
DOI: 10.1126/science.1173462
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