Terremoti, arriva l’app per l’allerta in tempo reale

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(Foto: Carl Campbell on Unsplash)

Immaginate di trovare, un giorno, tra una notifica di un messaggio e una mail, un avviso sul vostro smartphone di un imminente terremoto, che consiglia di mettervi al sicuro. Funzionerebbe? Pare di sì: un gruppo di ricercatori coordinati dall’Università degli studi di Bergamo ha dimostrato per la prima volta l’efficacia del rilevamento in tempo reale di terremoti tramite reti smartphone, attraverso l’app di Earthquake Network, un progetto di citizen science avviato nel 2013.

Grazie ai dati raccolti, tra cui quelli della sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso del 2016 e 2017, è stato possibile inviare agli utenti messaggi di preallerta compresi tra 5 e 50 secondi prima dell’arrivo dell’onda sismica dei terremoti più forti. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Seismological Research Letters.

Quei pochi secondi prima di un terremoto

Lascia, copriti, tieniti”: in queste tre parole – famose nel più evocativo inglese “drop, cover, hold on” – sono riassunte le azioni protettive da fare in caso di terremoto, e che possono fare la differenza nel ridurre il rischio di ciascuna persona di fronte a un evento sismico.

Certo, queste azioni acquisiscono molto più senso se adottate prima dell’effettivo arrivo dell’onda sismica, anche se si tratta di una manciata di secondi di anticipo. Ecco perché esistono i sistemi pubblici di allerta precoce per i terremoti: attraverso il rilevamento rapido di onde sismiche, queste infrastrutture hanno lo scopo di avvertire le persone delle scosse imminenti, e hanno il grande potenziale di ridurre il rischio individuale man mano che le onde sismiche si avvicinano, consentendo alle persone avvisate di mettersi al sicuro.

Eppure, nonostante il potenziale che questi sistemi rappresentano, essi non sono sufficientemente sviluppati, perché il grande numero di dati registrati in tempo reale necessario al loro funzionamento richiede robuste reti di comunicazione e infrastrutture troppo costose. In più, finora non era stata indagata la reale efficacia dei sistemi di allerta precoce sugli utenti finali, sia in termini di comprensione dei messaggi sia nelle loro reazioni.

Per sopperire a questi ostacoli per la realizzazione di reti di allerta precoce, negli ultimi anni si è pensato all’uso degli smartphone. Questi, grazie ai loro accelerometri interni, alle capacità estese di comunicazione e al loro trovarsi praticamente ovunque, si sono resi dei candidati eccellenti per un sistema di allerta precoce a basso costo. È per questo che nel 2013 è nata l’iniziativa di citizen science Earthquake Network, che ha sviluppato il primo sistema di rilevazione di terremoti in tempo reale basato su una applicazione per smartphone. La rete di comunicazione che ne deriva è precisa e dinamica, ed è in grado anche di inviare avvisi di terremoto sulla base della geolocalizzazione dei singoli utenti.


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Scossa tra 5 secondi!

L’installazione dell’app, infatti, trasforma gli smartphone dei partecipanti in rilevatori sismici in tempo reale, in quanto monitora gli accelerometri interni mentre i telefoni sono in carica. Come funziona? Quando uno smartphone rileva un’accelerazione al di sopra di una certa soglia, invia al server del progetto un segnale contrassegnato con data e ora della ricezione. Se si registrano segnali simultanei da più smartphone nel raggio di 30 chilometri, quello rappresenta per il sistema un rilevamento sismico: a questo punto viene emesso un avviso con la geolocalizzazione del segnale e inviato a tutti gli utenti entro 300 chilometri dal luogo di rilevamento, attraverso un conto alla rovescia in secondi che segna il tempo stimato di arrivo dell’onda sismica.

L’app, disponibile in 8 lingue, oggi conta 6,5 milioni di download e 650.000 utenti attivi. In Italia, grazie alla partecipazione di più di 600 mila cittadini, la rete nel corso degli anni ha rilevato più di 50 terremoti, compresi quelli della sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso del 2016 e 2017. Sul banco di prova con terremoti di forte intensità, il sistema si è rivelato funzionare: per esempio, nel terremoto di magnitudo 6.4 in Albania del 26 novembre 2019, i partecipanti del progetto esposti alla scossa hanno ricevuto sul proprio smartphone una preallerta di 7 secondi.

Nonostante lo studio sottolinei che gli utenti abbiano compreso e apprezzato anche le allerte per i terremoti meno intensi, non tutti hanno dimostrato effettivamente di intraprendere azioni protettive a seguito degli avvisi. Questo aspetto continuerà a essere indagato, perché il sistema rappresenta una risorsa molto importante per le regioni del mondo a elevato rischio sismico che non dispongono ancora dei più costosi sistemi di preallerta convenzionali.

Via: Wired.it

Credits immagine: Carl Campbell on Unsplash