Percorre la narice e preleva una parte di tessuto cerebrale: è una ‘penna a scatto’ che, con precisione e rapidità, potrà diagnosticare i casi di mucca pazza. Sarà questa la probabile forma del nuovo strumento che un team di ricercatori dell’università di Verona e dell’Istituto superiore di sanità (Iss) stanno mettendo a punto. Tutta italiana è la scoperta pubblicata sul New England Journal of Medicine in base a cui il nervo olfattorio è coinvolto nella genesi del morbo di Creutzfeldt-Jakob, poiché il prione, causa prima della malattia, si deposita proprio in quella parte di epitelio che confina con la cavità nasale ossia in quella parte della mucosa su cui affiorano le terminazioni nervose. Se si considera che finora occorreva aspettare la morte del paziente e del bovino per prelevare frammenti di cervello e verificare la presenza del prione, nonché, in caso positivo, uccidere anche il genitore e il figlio dell’animale infetto per timore di una contaminazione, si capisce la carica rivoluzionaria del nuovo test. Che permette una biopsia, e quindi una diagnosi, in vivo. “La parte olfattoria è a tutti gli effetti cervello”, afferma Salvatore Monaco, ricercatore dell’ateneo veronese e coordinatore dello studio. “Perché allora non cercare anche lì i prioni? Le prime verifiche ci hanno subito dimostrato che avevamo visto giusto: i prioni si trovano anche nel nervo olfattorio”. Resta ora da vedere se, oltre alla scoperta, anche il test ottenga il brevetto italiano: “Lo speriamo, ma occorre fare i conti con paesi più agguerriti del nostro, dove ricerca pubblica e privata godono di investimenti maggiori, di un sistema efficiente basato sulla valorizzazione di capacità e competenze che noi ci sogniamo”, ha dichiarato Maurizio Pocchiari, uno dei ricercatori dell’Iss coinvolti nello studio. (d.d.v.)
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