Grazie alla scoperta di un isotopo radioattivo sulla superficie della Luna, ora sappiamo qualcosa di più sul funzionamento del Sole. Quasi 30 anni fa, nel 1972, la missione Apollo 17 comandata da Eugene Cernan raccolse 113 chili di suolo lunare. Ora Kuni Nishiizumi, del laboratorio di scienze spaziali presso la University of California Berkeley, e Marc Caffee, professore di fisica presso la Purdue University, hanno analizzato i campioni e hanno trovato tracce di berillio-10, un radioisotopo prodotto nell’atmosfera solare a livello della cromosfera e della corona.
Il berillio-10 presente sulla Luna, spiegano i ricercatori, è stato depositato dal vento solare, il flusso di particelle continuamente espulso dalla nostra stella. “Poiché la Luna non ha atmosfera”, spiega Caffee, “il vento solare non trova ostacoli e può colpire liberamente la superficie del satellite”. La scoperta di Nishiizumi e Caffee, che compare questa settimana su Science, dimostrerebbe che il berillio-10 – e quindi anche gli altri elementi prodotti nell’atmosfera solare – viene espulso poco tempo dopo essersi formato. Questo dato, spiegano i ricercatori, emerge dal calcolo della velocità di flusso del berillio-10 a partire dall’atmosfera solare. Contraddicendo la teoria corrente, secondo la quale i prodotti atmosferici del Sole vengono attirati all’interno della stella, dove circolano per milioni di anni prima di tornare agli strati esterni ed essere “sparati” via dal vento solare. (f.n.)
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