In oltre il 75% dei casi, di fronte a un tumore del polmone non a piccole cellule avanzato (Nsclc) gli oncologi italiani richiedono una diagnosi molecolare per capire se sia presente o meno una mutazione, chiamata riarrangiamento di ALK. Si tratta di un importante strumento diagnostico che permette ai pazienti di beneficiare di nuovi trattamenti e di allungare notevolmente l’aspettativa di vita. Ma, ancora, al 23% circa dei malati non viene data questa preziosa opportunità e non viene adeguatamente prescritto il test, mentre al 6% viene fatta iniziare una terapia medica standard, la chiemioterapia, prima ancora di ricevere l’esito del test.
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