Categorie: Salute

Tumori e antipertensivi: un’ipotesi da indagare

Per ora è solo un’ipotesi da indagare, ma secondo uno studio pubblicato su Lancet Oncology, potrebbe esserci un legame tra un lieve aumento nella possibilità di sviluppare il cancro e l’utilizzo di alcuni farmaci bloccanti del recettore dell’angiotensina (ARB), comunemente usati in tutto il mondo per il trattamento di pressione alta, attacchi cardiaci e problemi renali causati da diabete. Un team della Case Western Reserve University School of Medicine (Cleveland, Usa) ha rilevato un incremento del rischio di tumori dell’1,2 per cento nei pazienti che assumono i medicinali ARB rispetto a gruppi di controllo.

La ricerca ha preso in esame una serie di studi pubblicati prima del novembre 2009 su trail clinici di farmaci ARB, analizzando in totale i casi di oltre 60 mila pazienti. L’analisi ha preso in considerazione diversi tipi di cancro, tra cui quello alla prostata, al seno e ai polmoni.
“Nel complesso – hanno spiegato i ricercatori – i risultati mostrano che i pazienti trattati con questo tipo di farmaci antipertensivi, che funzionano bloccando i recettori di angiotensina, un ormone che aumenta la pressione sanguigna, sembrano avere un rischio maggiore di sviluppare un tumore rispetto a quelli che prendono altri farmaci o placebo”. Le percentuali sono del 7,2 per cento nel primo caso, e del 6 per cento nei gruppi di controllo.

Dallo studio non sono emerse connessioni particolari per quanto riguarda l’utilizzo degli ARB e il tasso di mortalità dei soggetti a cui era stato diagnosticato un tumore, anche se, come sottolineato dagli autori, il follow up dei pazienti potrebbe non essere durato abbastanza da rivelare esattamente il tasso di mortalità associato agli ARB. Per quanto riguarda l’incidenza dei tumori a organi, l’unico incremento significativo è stato riscontrato per quello al polmone: 0,9 per cento nei soggetti trattati con ARB, contro lo 0,7 per cento negli altri.

I dati, come hanno sottolineato i ricercatori, sono parziali e necessitano di ulteriori verifiche. “Il messaggio ai pazienti – ha detto Ilke Sipahi, uno degli autori – è di non interrompere l’assunzione dei farmaci, anche perché i benefici sono superiori ai rischi. L’analisi, inoltre, si è concentrata solo su tre dei sette farmaci bloccanti di angiotensina autorizzati dalla Food and Drug Administration (soprattutto talmisartan, ma anche losartan e candesartan). Per tutti gli altri farmaci, dunque, non si conoscono eventuali connessioni.

Riferimento: doi:10.1016/S1470-2045(10)70106-6

Admin

Articoli recenti

Il talco può aumentare il rischio di tumore?

Il colosso farmaceutico Johnson & Johnson pagherà 6,5 miliardi di dollari per chiudere le cause…

3 giorni fa

Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Si tratta di una patologia rara e difficile da trattare. Colpisce prevalentemente gli uomini e…

6 giorni fa

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

1 settimana fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

2 settimane fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

2 settimane fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più