Isolare singole cellule del sistema immunitario e studiarne l’interazione al fine di migliorare il trattamento dei tumori. A questo servirà il nuovo prototipo di biosensore messo a punto nell’ambito del progetto Cochise (Cell-On-CHIp bioSEnsor), sostenuto dall’Unione Europea e coordinato da Roberto Guerrieri, professore di Elettronica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna.
L’approccio biologico in uso per trattare i pazienti affetti da tumore consiste nell’uso di interferon, interleuchina-2 o altri fattori stimolanti la crescita di tipi cellulari diversi e in grado di rinforzare le difese naturali dell’organismo. Ma queste sostanze non sono sempre ben tollerate. Un approccio alternativo sta nell’identificare le cellule immunitarie in grado di combattere il tumore, coltivarle in vitro per poi re-iniettarle nell’organismo. Ma qui il problema consiste nell’identificazione e nell’isolamento del piccolo numero di cellule che sono selettivamente in grado di combattere il tumore.
L’obiettivo del progetto Cochise, partito nel 2006 e destinato a durare tre anni, è proprio quello di sviluppare una nuova classe di biosensori capaci di isolare le cellule (non più di 1 su 10 mila) che sono realmente efficaci nel combattere le cellule tumorali. Come primo obiettivo è stato sviluppato un prototipo, utilizzato per dimostrare la possibilità di controllare il flusso di due singole cellule e di intrappolarle in una microcella in cui è possibile studiarne l’interazione. Oltre all’immunoterapia sono svariati i campi di applicazione della strumentazione. Diversi farmaci, infatti, hanno la capacità di aumentare o impedire la distruzione delle cellule: la tecnologia sviluppata grazie al progetto potrebbe aprire nuove possibilità affinché ogni paziente sia trattato con farmaci realmente efficaci per la sua specifica situazione. (r.p.)
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