Un concerto per Città della Scienza

La note del piano hanno risonato nell’auditorio brani romantici e melanconici, ma al tempo stesso vitalissimi e coinvolgenti. Ha scelte alcune delle Parafrasi di Franz Liszt Michele Campanella per il concerto della sera del 10 aprile a Napoli. Parafrasi che sono una rielaborazione di un composizione originale ben nota realizzata da un autore diverso. Nelle note di sala, Campanella ha scritto che Liszt considerava in modo non diverso la creazione musicale su tema originale o tratta da opere di altri compositori. “Distinguere quindi tra composizioni originali e trascrizioni o parafrasi all’interno del suo gigantesco lascito è classificazione ininfluente: in un certo senso tutta la musica era a sua disposizione”.

Nel programma del concerto, le Parafrasi erano dedicate ad opere di Giuseppe Verdi e Richard Wagner, di entrambi si celebra quest’anno il bicentenario della nascita. Nella prima parte del concerto Verdi, nella seconda Wagner. A proposito di Verdi scrive sempre Campanella: “La capacità di Liszt di interpretare le opere del compositore italiano raggiunge vette che hanno poco a che fare con la musica di genere. La creazione di colori pianistici raffinatissimi, nuovi e avveniristici, non esclude una rabdomantica intuizione nello scegliere i brani e raggiunge l’ipotesi paradossale di valorizzare musica che non lo avrebbe mai richiesto”.

Anche per Wagner “il pianismo espresso da Liszt in queste Parafrasi è costantemente connesso all’ethos dell’originale”. In ogni caso “il punto di equilibrio fra fedeltà e arte raggiunto da Liszt è ammirevole: ne è testimonianza sorprendente la sua capacità di prendere spunto dal testo originale conservandolo integralmente al principio del brano e successivamente abbandonandolo per creare qualcosa di nuovo, così simile all’originale da rendere difficile distinguere cosa è di Liszt e cos’è di Wagner o di Verdi. Il talento mimetico del compositore ungherese è veramente senza limiti, considerando la sua adesione a stili e personalità lontanissime tra loro”.

Un’operazione raffinatissima, quella di Campanella, di grande difficoltà tecnica, ma di un risultato di grande impatto emozionale e coinvolgente. Un concerto di prim’ordine, di musiche che raramente vengono eseguite. E’ il programma con cui Campanella nei concerti del 2013 celebra il bicentenario dei due musicisti. Non quindi un programma pensato per la sera del 10 aprile, bensì un programma su cui Campanella stava lavorando da tempo. Alla fine del concerto come bis una sonata di Mozart per “augurare la buonanotte a tutti”.
Il programma di sala riportava una frase: “Concerto di sostegno alla ricostruzione del Science Centre di Città della Scienza dopo l’incendio del 4 marzo 2013”. Campanella nella sua città ha voluto sostenere le iniziative per la ricostruzione. Tutto perfetto, quindi?

Sono tornato a Napoli, alla Città della Scienza a Bagnoli, dopo alcuni anni. Nel 2001 avevo firmato il contratto per realizzare le parti di matematica della Città della Scienza, non una sezione perché la matematica doveva essere disseminata un poco dappertutto. Punto di riflessione e di incontro, il grande serpentone della conoscenza, che lungo decine di metri ed alto quattro raccoglieva cronologicamente date, nomi, formule immagini sull’arte, la letteratura, la storia, le scienze, cercando di far cogliere i nessi tra le culture e le civiltà.

Speravo di poter entrare e vedere che cosa era rimasto. Ma non è consentito, tutto sotto sequestro. Auto della Polizia presenti giorno e notte. Però ho visto un filmato girato da un drone, un piccolo aereo senza pilota. Avevo già visto le immagine dell’incendio, quell’irreale fuoco che sembrava la scena famosa di “Via col vento”. Ma quelle immagini mi hanno lasciato sgomento. Tutto crollato, rimasti in piedi solo alcuni muri. Dentro non esiste più nulla. Delle immagini che mostrano con grande evidenza, con grande impatto, lo sfacelo, la fine o perlomeno la sospensione di un sogno.

Una cosa è stata detta a chiare lettere alla riapertura del 10 aprile. Bisogna ricostruire la Città della Scienza nei tempi più stretti possibili, dove era e come era. Perché se si innesta il meccanismo dello spostamento, della liberazione del litorale (La Città è sul mare, a pochi passi dall’acqua), che peraltro va bonificato insieme al mare dall’inquinamento di anni e anni di attività industriale, lavoro che non è mai stato nemmeno iniziato, non credo che in tempi ragionevoli la Città della Scienza tornerà ad esistere. È di oggi, 11 aprile 2013, la notizia che è stata sequestrata dalla autorità giudiziaria tutta l’area dell’ex-acciaieria di Bagnoli, (in cui è inserita la Città della Scienza, che ovviamente non rientra nel provvedimento giudiziario) perché si ipotizza il reato di mancata bonifica del territorio!

Pochissime parole dette prima del concerto, un brevissimo documentario sul passato e sul presente e il possibile futuro della Città della Scienza e poi la musica. Musica difficile da eseguire, che richiede grande concentrazione, grande lavoro, grande talento. Tutte qualità che voleva e vuole sviluppare nei giovani la Città della Scienza. Perché se tutti siamo eguali, se a tutti devono essere date le stesse possibilità, non è affatto vero che tutti sono in grado di fare qualsiasi cosa, non è vero che tutti possono essere investiti del potere di decidere, di compiere scelte, senza avere le opportune conoscenze. La retorica della persona qualsiasi che basta che sia onesta e può risolvere qualsiasi questione sono balle. Ci vuole preparazione, fatica, capacità di riflessione, ci vogliono le opportune conoscenze, ci vuole, cosa più difficile di tutte, la cultura. La tragedia del nostro paese è che siamo stati convinti, da chi cultura non l’ha mai avuta, che le conoscenze, la fatica del comprendere e dell’apprendere, è tempo perso. Quello che conta è riuscire ad essere furbi. Le idee non contano.

Purtroppo la storia non fa sconti, e paesi che non sanno produrre persone che immaginano il futuro, producendo nuove idee, non hanno futuro. Non a caso il primo nucleo di mostre a Napoli, prima della realizzazione della Città della Scienza, si chiamavano FUTURO – REMOTO.

Tutto bene dunque? Mi ricordavo la difficoltà di arrivare, di raggiungere la Città della Scienza. Nulla è stato fatto per migliorare l’accesso alla città, lontana dal centro. Le strade sembrano quelle di quando venivo a lavorare a Bagnoli, ovviamente senza alcuna manutenzione da allora. Lo squallore infinito della zona industriale dismessa che circonda la Città della Scienza (e che oggi è stata messa sotto sequestro, quanti anni sono passati?), è esattamente come me lo ricordavo. Ma si dirà, quel gioiello però è stato realizzato! Certo, avrebbe potuto essere un grande volano di sviluppo della zona, da tanti punti di vista. È un grande miracolo che sia riuscito a sopravvivere, almeno fino all’incendio, malgrado la mancanza cronica di fondi e il fatto che al personale, come è stato ricordato brevemente all’inizio del concerto, gli stipendi non vengano pagati regolarmente da tempo. Come ha ricordato Silvestrini, che ha fortemente voluto la Città, sono le IDEE gli strumenti con i quali si portano avanti le grandi iniziative. Le idee ci sono, ci sono le collaborazioni, ci sono le possibilità…. MA, tutto bene allora, le prospettive sono rosee, lo shock dell’incendio ha smosso le acque?

Certo, se ne è parlato, tutti si sono dichiarati assolutamente convinti che la Città vada ricostruita al più presto. MA… per il concerto di Michele Campanella la sala dell’auditorio era mezza vuota, contiene 400 posti. Presenti come rappresentanti della città, Jervolino e Bassolino, ex sindaci. E nessun altro. Nessuno ha ritenuto importante essere presente a questa inaugurazione dove non si è venuti (quelli che sono venuti) per fare vetrina, per fare discorsi, per prendere impegni, a parole. Ma per sentire la musica, di un grandissimo compositore suonato da un grandissimo interprete. Per emozionarsi di essere in una struttura sopravvissuta al disastro, e la musica è straordinaria nel farsi ascoltare, farti pensare ad altro parafrasando tra musica e realtà, tra sogni e desideri, tra solitudine ed incontro. Si trattava di venire per vivere una emozione, per fare sentire meno soli coloro che hanno visto il loro lavoro distrutto, che non sanno che cosa succederà, per far sentire che una comunità cittadina, regionale e nazionale è attenta a quanto è successo e ne seguirà nel tempo l’evoluzione, cercando ognuno di impegnarsi al massimo. Nella vita umana contano anche i momenti, gli attimi, gli impegni di quel momento. In tanti, tantissimi hanno perso un’occasione. Ma cattolicamente si può sempre versare un contributo, un contributo non si nega a nessuno, oramai contribuiamo per qualsiasi cosa. Purché questo non ci coinvolga di persona, ma magari si invii un SMS, si scriva un blog o altre idiozie del genere, da cui una cosa è assente: ascoltare la voce della musica insieme a tante altre persone, in un teatro sopravvissuto al fuoco, in riva al mare del golfo di Napoli il 10 aprile del 2013.

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here