A differenza degli altri dinosauri, il Plateosaurus engelhardti, uno dei più antichi rettili di grandi dimensioni, aveva il sangue freddo. Non aveva quindi la capacità di regolare autonomamente la temperatura corporea, comune alle altre specie preistoriche. La scoperta, pubblicata su Science a firma di Martin Sander e Nicole Klein dell’Università di Bonn, indica che l’abilità di termoregolazione si è evoluta più volte nel corso della storia dei dinosauri preistorici. Vissuto in Europa centrale circa 200 milioni di anni fa, il rettile gigante protagonista dello studio era un erbivoro, con un corpo simile a quello di un elefante, ma con un collo pronunciato e una lunga coda. Gli scienziati hanno determinato le peculiari caratteristiche della crescita corporea della specie, mostrando come questi dinosauri cessassero di crescere in un’età variabile tra i 12 e i 27 anni, raggiungendo una lunghezza tra i 4,8 e i 10 metri. Per ricavare la durata e la rapidità dello sviluppo del Plateosaurus engelhardti, i paleontologi hanno analizzato le ossa, marcate da cerchi di accrescimento simili a quelli degli alberi. La sola spiegazione compatibile della variabilità di 15 anni osservata da esemplare a esemplare e non riscontrata in nessun’altra specie di dinosauro, è l’assenza di termoregolazione: la crescita era quindi strettamente dipendente dalle condizioni ambientali. Pertanto, la convinzione diffusa tra molti paleontologi secondo cui i dinosauri furono animali a sangue caldo, non vale per il Plateosaurus engelhardti. Di conseguenza, Martin Sander ritiene che la capacità di termoregolazione si sia evoluta più volte nella storia dei dinosauri e che non sia stata ereditata da un comune antenato. (a.d.)
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