Un geroglifico per il database

    Che la nostra civiltà debba molto a quella degli antichi egizi è fuori di dubbio. Ma che un papiro di 4500 anni fa, scritto a caratteri ieratici, gli antenati dei geroglifici, potesse diventare fonte di ispirazione per le più avanzate ricerche informatiche nel settore degli archivi elettronici è quantomeno sorprendente. Invece, l’annuncio arriva dal Cairo dove sono riuniti i massimi esperti di “Very Large Data Base”: un antico papiro appartenuto a Neferikare, un faraone della quinta dinastia, è un fertile terreno di ricerca per un metodo che renda più facile e agevole la gestione dei dati da immettere nei computer. In sostanza, lo studio della struttura del documento egizio, potrebbe aiutare a programmare e costruire database più efficienti, mentre l’analisi dei simboli ideografici potrebbe servire a elaborare un linguaggio sintetico e dettagliato.

    Ma qual è il collegamento tra il papiro di Neferikare e il mondo supertecnologico dei computer? Il papiro possiede un sistema di classificazione delle informazioni semplice ed evoluto: una scrittura formata da sequenze di simboli, suddivise in colonne. I simboli hanno un valore non solo ideografico ma anche fonetico per cui, in base alla loro disposizione, 20-30 figure isolate riescono a esprimere concetti precisi. Di questo tipo di scrittura si servivano gli amministratori dei beni del faraone per elencare le derrate affluite nelle casse dello stato.

    “Quando l’uomo preistorico cominciò a organizzarsi socialmente, capì che era necessario sistematizzare le informazioni che possedeva e inventò il linguaggio”, spiega Nabil Kamel, professore dell’Università Americana del Cairo, “qualche tempo dopo riuscì a elaborare metodi sofisticati di classificazione dei dati. come il papiro preso a simbolo della conferenza”. E proprio questa struttura potrebbe ispirare un linguaggio di più facile e rapida lettura nelle comunicazioni sul Web.

    Il linguaggio – già ribattezzato “data-cube” – è un esempio di come informazioni provenienti da discipline anche molto distanti tra loro, come appunto l’egittologia e l’informatica, possano integrarsi. E di come lo sviluppo del Web possa giovarsi di conoscenze che risalgono agli albori della civiltà. Tra l’altro il papiro del faraone Neferikare non è un esempio isolato. Arriva, infatti, dopo il caso di Rosetta.net, uno standard di linguaggi creato per la gestione delle stampanti, il cui nome è ispirato dalla celebre stele di Rosetta. L’antica tavola di pietra riporta un testo scritto in tre linguaggi differenti – demotico, geroglifico e greco – che venne decifrato dall’egittologo francese Jean-Francois Champollion all’inizio dell’800 consentendo per la prima volta di interpretare la scrittura degli antichi egizi fino ad allora sconosciuta.

    Secondo Fabio Casati, ricercatore italiano dei laboratori Hewlett-Packard di Palo Alto in California, è fondamentale trovare degli standard sul modello di Rosetta.net, che permettano di unificare i significati di ogni sistema di classificazione: “Dietro la facilità di comunicazione del web, lo sviluppo dell’e-business e dell’e-commerce nasconde una grande mole di lavoro manuale”. Tra i primi beneficiari del ‘data-cube’ potrebbero essere proprio gli egiziani moderni. Il nuovo linguaggio potrebbe infatti servire per l’Egyptian National Numbers Database, un programma nato per l’emissione di carte d’identità elettroniche e la gestione di dati sulla popolazione, che attualmente è di difficile consultazione

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