Un ghiacciaio virtuale per Oetzi

    L’uomo venuto dal ghiaccio, il tirolese primitivo, il pentamillenario, Oetzi (lo “zietto”), la mummia del ghiacciaio: questi alcuni dei nomi con cui è stata chiamata la salma ritrovata nel 1991 sul Similaun, al confine tra il Tirolo e l’Austria, dopo essere rimasta sepolta per cinquemila anni. E che ora ha finalmente una casa a Bolzano, nel nuovo Museo archeologico costruito apposta per ospitarla. Dal 28 marzo sarà possibile guardarla attraverso una finestra antiproiettile che protegge la camera climatica nella quale riposa. Tenuta sotto controllo da un sofisticato sistema elettronico che la conserva come se si trovasse ancora nel ghiaccio. Sempre se lo speciale comitato scientifico, incaricato di esaminare la struttura allestita nel museo, la riterrà adatta per i visitatori.

    In occasione del rientro in Alto Adige dell’uomo venuto dal ghiaccio, a Bolzano si è svolto un convegno organizzato dall’Ufficio beni archeologici, per tracciare un bilancio sulle ricerche finora condotte e delineare le prospettive future. Tra i partecipanti, Cesare Angelantoni, direttore della Angelantoni Industrie Spa di Milano che ha progettato e realizzato l’intero complesso di osservazione della mummia. Galileo gli ha chiesto di descrivere la nuova casa di Oetzi.

    Dottor Angelantoni, com’è stata costruita la casa per l’uomo di Similaun?

    “Delle quattro camere in cui è suddiviso l’appartamento, il nucleo centrale è la stanza di Oetzi (la numero 1 nella mappa) che riproduce il microclima del ghiacciaio a -6 C°. Grazie a una raffinata tecnologia, si è costruita una vera e propria cassaforte termica nella quale gli scambi di calore con l’esterno sono impediti. Questo permette agli specialisti del Dipartimento di energetica del Politecnico di Milano di avere costantemente sotto controllo tutti i valori climatici, per esempio il livello di umidità, tenuto alla soglia del 100%. C’è poi una camera di riserva (la numero 2), identica alla prima, che serve in caso di spostamento della mummia. Entrambe le camere hanno a disposizione un doppio sistema refrigerante che assicura un elevato grado di affidabilità dell’intero sistema di conservazione del reperto”.

    Dove verranno condotti gli studi sulla mummia?

    “La stanza numero 3 è un laboratorio nel quale Oetzi verrà visitato dall’equipe medica che ne curerà la conservazione tenendolo sotto stretto controllo. Qui la temperatura può essere regolata a piacere, fino a -6 C°. L’ambiente è mantenuto perfettamente asettico da un sistema di condizionamento e filtrazione dell’aria. La mummia stessa è sempre protetta da un flusso d’aria sterile e decontaminata da tutti gli inquinanti dell’aria esterna. Anche gli studiosi che vorranno continuare le ricerche sulla salma potranno lavorare in questa stanza. La stanza numero 4 è uno spogliatoio dove dovranno transitare tutti coloro che hanno accesso al laboratorio e alla stanza di Oetzi. Qui i batteri ambientali vengono neutralizzati con raggi ultravioletti. Quando gli studiosi lavorano attorno alla mummia il sistema di termoregolazione evita che il calore delle lampade, dei corpi e dei ventilatori faccia aumentare la temperatura”.

    Come funziona la rete di controllo?

    “Il sonno della mummia è sorvegliato da un computer di elevatissima tecnologia. Monitorare e mantenere stabili le condizioni ambientali è un problema complesso. Servono ben 500 segnali per pilotare i compressori, le valvole automatiche, le pompe e gli scambiatori di calore. Così, nel silenzio delle camere, una rete di sensori raccoglie 40 misure di pressione e temperatura ogni 250 millisecondi. Il sistema di supervisione memorizza tutti i dati in un archivio storico, e ciò consente di studiare e di ottimizzare le condizioni ambientali. Il quadro dell’intero impianto, con lo stato di tutti i componenti, è riprodotto sullo schermo del personal computer di controllo dove vengono evidenziati gli eventuali allarmi. Inoltre sotto il giaciglio della mummia c’è una bilancia elettronica molto sensibile. Il peso di Oetzi, 15 chilogrammi circa rispetto ai 40 dell’uomo di Similaun in vita (per un’altezza di 1,60 metri), è controllato in modo da registrare variazioni anche di un solo grammo”.

    Come vi siete preparati per costruire questa casa ideale?

    “Dal 1996 abbiamo sperimentato le nostre tecnologie su un prototipo installato nell’ospedale di Merano, nel quale era stata introdotta una finta mummia, cioè un cadavere modificato con le stesse caratteristiche di Oetzi. Ciò ha consentito alla commissione scientifica presieduta da Werner Platzer, medico dell’Università di Innsbruck, di verificare l’affidabilità del sistema e la sua perfetta controllabilità. Ora siamo pronti per ospitare questo reperto starordinario: un uomo vissuto nel periodo di passaggio tra il Neolitico e l’Età del Rame. E’ custode di informazioni e di segreti che i ricercatori vogliono catturare. La sua casa a Bolzano permetterà loro di proseguire il notevole lavoro di ricerca già fatto in Austria e che presenta aspetti affascinanti per ciò che potrà ancora essere scoperto”.

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