Tra pochi giorni un vettore Falcon 9 di SpaceX porterà sulla Stazione spaziale internazionale il primo modulo gonfiabile della storia a bordo della navetta Dragon. L’esperimento, in partenza il prossimo 8 aprile da Cape Canaveral, servirà a testare le potenzialità di questo tipo di strumento nella prospettiva della costruzione di habitat per astronauti sulla Luna, su Marte o per l’assemblaggio di veicoli per viaggi verso lo Spazio profondo. Il prototipo – di cui vi avevamo già parlato – è stato messo a punto dalla Bigelow aerospace, una società che sta collaborando con la Nasa in questo campo. Il modulo, che ha preso il nome di Beam acronimo che sta per Bigelow expandable activity module, verrà agganciato al nodo “Tranquillity” della Iss. Lo stesso che ospita la famosa “cupola” di osservazione.
Il modulo verrà estratto dalla capsula Dragon dal braccio robotico della Stazione spaziale e posizionato al proprio posto, dove resterà per almeno due anni. La missione di Beam è quella di sperimentare i moduli espandibili dal punto di vista della capacità di proteggere gli astronauti dalle radiazioni alle quali sono esposti fuori dalla nostra atmosfera e dagli impatti dei micrometeoriti. Una volta che Beam sarà gonfiato e pressurizzato, gli astronauti lo metteranno in servizio installando una serie di sensori. Il modulo non diventerà una zona “residenziale” o pienamente operativa della stazione e verrà visitata solo periodicamente dagli astronauti.
Quella dei moduli gonfiabili è una strategia che la Nasa guarda con attenzione perché, sebbene questo approccio non riduca la massa degli oggetti da portare nello spazio, ne riduce sensibilmente il volume al momento del lancio. Un fattore che gli ingegneri devono tenere in obbligata considerazione durante la programmazione del carico utile delle missioni. Nel caso di Beam, il volume, una volta aperto, passa da 3,6 m³ a 16 m³ con la lunghezza che passa da 2,16 a 4,01 metri e la larghezza da 2,36 a 3,23 metri.
Credit immagine copertina: Bigelow Aerospace
Riferimenti: Nasa
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