Salute

Un nuovo “pillolo” che blocca temporaneamente gli spermatozoi

Ultimamente la ricerca sulla contraccezione maschile è un gran fermento. L’ultima novità davvero promettente arriva dal National Institute of Health che sta supportando un progetto per sviluppare un “pillolo” per inibire temporaneamente il movimento degli spermatozoi e impedire così gravidanze indesiderate. Se i primi test su animali di laboratorio saranno confermati, il nuovo contraccettivo maschile avrebbe molti vantaggi: potrebbe essere assunto solo poco tempo prima del rapporto, l’effetto sulla fertilità sparirebbe del tutto nel giro di 24 ore e, poiché non ormonale, eviterebbe i possibili effetti collaterali su umore, libido e prestazioni.

Lo studio

Come spiegano nell’articolo pubblicato su Nature Communications, i ricercatori della Weill Cornell Medicine di New York stavano studiando l’attività di un enzima, chiamato adenilil ciclasi solubile (sAC), presente in quasi ogni cellula dell’organismo. Quando hanno modificato geneticamente dei topi per privarli di questo enzima, hanno notato che i maschi erano sterili: il loro sperma non si muoveva. Da qui, l’idea di trovare un composto chimico che, inibendo l’enzima sAC, fosse in grado di simulare l’effetto sulla fertilità in modo temporaneo, così da non indurre effetti collaterali seri in altri distretti del corpo.

La ricerca ha portato a identificare alcune molecole, fino a perfezionare il composto sperimentale chiamato TDI-11861. Questo inibitore, iniettato in 52 topi maschi, non ha impedito agli animali di accoppiarsi con le femmine, ma dai rapporti avvenuti entro le due ore e mezza dal trattamento non sono scaturite gravidanze (nello stesso tempo un terzo delle femmine che si sono accoppiate con maschi non trattati è rimasto incinto). Gli esperimenti hanno mostrato che l’effetto immobilizzante sullo sperma comincia a sparire dopo tre ore e mezza (passa dal 100% al 91%) e che dopo 24 ore tutto torna nella norma, e gli animali possono generare una prole sana.


Contraccezione: un nuovo “pillolo” che dimezza il numero di spermatozoi


Prima la sicurezza

Sebbene i risultati preliminari siano molto promettenti, c’è ancora molto da studiare prima di testare il prodotto sull’essere umano. I ricercatori hanno già effettuato altri test di sicurezza sui topi, aumentando le dosi di farmaco e infondendolo per più giorni consecutivi, senza riscontrare effetti collaterali.

Ci sono osservazioni che supportano l’idea che la strategia contraccettiva con TDI-11861 possa essere sicura nell’essere umano. Anche nell’essere umano l’enzima sAC sembra coinvolto nel movimento degli spermatozoi: ci sono persone di sesso maschile, infatti, che hanno una mutazione spontanea nel gene che codifica per questo enzima e che non sono fertili. Oltre all’infertilità, non sembrano esserci ulteriori anomalie, se non una maggiore predisposizione alla formazione di calcoli renali. Bisognerà comunque verificare ulteriormente queste informazioni prima di procedere.

Verso un comodo “pillolo”

Se la sicurezza di questo approccio non ormonale alla contraccezione maschile dovesse essere verificata, ci sarebbero però altri step da superare prima di arrivare a un prodotto davvero rivoluzionario. 

Gli esperimenti sugli animali, infatti, prevedono che la molecola venga infusa. Tuttavia questa modalità di somministrazione sarebbe decisamente poco attraente e pratica per un essere umano (farsi un’iniezione poco prima del rapporto sessuale probabilmente farebbe passare a molti la voglia). I ricercatori della Weill Cornell stanno dunque cercando di sintetizzare una pillola da assumere per via orale, ma – spiegano – il passaggio attraverso lo stomaco abbassa l’efficienza della molecola, per cui per raggiungere lo stesso grado di affidabilità dell’infusione servirebbe una compressa molto grande, forse troppo. 

Un altro aspetto da migliorare è quello della durata dell’effetto: tre ore di “copertura totale” potrebbero essere un po’ poche.

Via Wired.it

Immagine:  Gerd Altmann da Pixabay

Mara Magistroni

Nata e cresciuta nella “terra di mezzo” tra la grande Milano e il Parco del Ticino, si definisce un’entusiasta ex-biologa alla ricerca della sua vera natura. Dopo il master in comunicazione della scienza presso la Sissa di Trieste, ha collaborato con Fondazione Telethon. Dal 2016 lavora come freelance.

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