Il sistema solare sarebbe nato in modo molto più violento di quanto si credeva: non in un angolo di spazio freddo e poco denso, ma in un ambiente caotico ad alta densità di massa. Nelle condizioni, insomma, che caratterizzano la nascita di stelle molto più calde e pesanti del sole. È questa la nuova teoria proposta su Science da un team di astronomi della Arizona State University. Secondo Jeff Hester e gli altri autori, dove ora c’è il sistema solare ci sarebbe stata, un tempo, tanta materia protostellare da consentire la nascita di una stella gigante, compatta, molto luminosa. L’intensa radiazione ultravioletta generata avrebbe creato una turbolenta nebulosa di gas ionizzato. L’energia sviluppata avrebbe prodotto un rimescolamento di materia e quindi la creazione di stelle meno luminose quali il Sole, con dischi di accrescimento poi evolutisi in orbite di masse minori: i pianeti. Per molti ricercatori è difficile credere che questa dinamica stellare, già osservata in diverse nebulose calde, si possa applicare ad una zona di spazio che oggi risulta quieta. Ma la teoria sarebbe attestata dalla scoperta, in un meteorite, di un isotopo del ferro solitamente associato all’esplosione di una supernova. Sarebbe stata questa dunque la fine della stella progenitrice. (m.zi.)
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