Un interruttore formato da una sola molecola potrebbe ridurre la potenza dissipata dai moderni sistemi elettronici. È quanto ha realizzato un gruppo di ricercatori svizzeri e francesi dell’Università di Basilea, dell’Ibm di Zurigo e del Cemes-Cnrs di Tolosa, che hanno annunciato i risultati dei loro studi sulle pagine di Physical Review Letters. Il team, coordinato da Ernst Meyer e Christian Joachim, ha messo a punto un commutatore molecolare che richiede solo 0,3 elettronvolt per entrare in azione, un’energia 10.000 volte inferiore a quella necessaria oggi per attivare i circuiti integrati dei computer più veloci. L’interruttore consiste di una molecola di porfirina che ha quattro legami fenilici. Con la punta di un microscopio a interazione atomica, è possibile ruotare uno dei legami da una posizione stabile a un’altra: l’interruttore è “acceso” quando il legame è perpendicolare alla parte centrale della molecola, “spento” quando è parallelo. Mentre il legame ruota, vengono registrate le caratteristiche forza-distanza dell’intera struttura; in tal modo, si possono identificare le energie richieste per compiere gli spostamenti dei legami all’interno della molecola. Gli scienziati franco-elvetici ritengono che la loro tecnica sia molto vicina ai limiti termodinamici della commutazione: una macchina assemblata con i nuovi nanodispositivi potrebbe funzionare con una potenza inferiore ai 100 watt. (f.to.)
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