Un gruppo di ricercatori della Università di California San Francisco (Ucsf) ha identificato il primo dei passaggi molecolari che permettono all’embrione umano di impiantarsi nell’utero materno. Circa sei giorni dopo il concepimento, la superficie dell’embrione (che in quella fase è denominato “blastocisti”) produce una proteina chiamata L-selectina. Contemporanemante, la parete uterina si arricchisce di carboidrati. A quel punto la L-selectina interagisce con i carboidrati e crea un ambiente “appiccicoso” che intrappola l’embrione. “L’embrione si ferma a causa dell’interazione adesiva,” spiega Susan Fisher, docente di stomatologia, anatomia e chimica farmaceutica presso la Ucfs e autrice dello studio, “come una palla da tennis che rotola su una superficie ricoperta da sciroppo”. Quando l’embrione aderisce all’utero, comincia a formare una rete di vasi sanguigni per ricevere nutrimento, attraverso la placenta, dalla madre. La scoperta del meccanismo adesivo, pubblicata su Science, potrebbe fornire un nuovo metodo per diagnosticare e trattare l’infertilità e l’aborto spontaneo precoce che, in tre casi su quattro, è determinato da un difetto nell’impianto dell’embrione. La Ucsf ha anche richiesto un brevetto per utilizzare la L-selectina nella diagnosi dell’infertilità. Secondo Fisher, la ricerca potrebbe inoltre contribuire a chiarire il fenomeno della preeclampsia, la causa più comune di morte puerperale nel mondo industrializzato. Nella preeclampsia, che si verifica circa nel 10 per cento delle prime gravidanze, la placenta non si attacca correttamente alla parete uterina, facendo così mancare ossigeno al feto e minacciando la vita della madre. La L-selectina è una proteina già nota agli scienziati: essa infatti aiuta i globuli bianchi ad aderire alle pareti dei vasi sanguigni quando c’è un’infiammazione in corso. (f.n.)
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È possibile sapere se è stato attuato un protocollo per la FIVET per migliorare la produzione della L-selectina? Non ho trovato articoli più recenti del 2003. Grazie per l'attenzione