Categorie: Vita

Una spugna artificiale per estrarre acqua dall’aria

Altro che cammelli e dromedari: l’evoluzione è riuscita a fare molto di più per combattere il pericolo di disidratazione. Lo insegnano i coleotteri delle nebbie, piccoli insetti che vivono nel deserto del Namib, in grado di estrarre acqua dall’aria attraverso un complesso meccanismo di attrazione e repulsione dei liquidi: le loro ali sono infatti caratterizzate dalla presenza di protuberanze e depressioni rivestite da molecole che ricavano acqua in forma gassosa dalla nebbia del mattino – donde il nome dell’insetto – e la trasportano alla bocca. Il coleottero è servito di ispirazione all’équipe di Sehmus Ozdenun, della Rice University di Houston, per realizzare una matrice, simile a una spugna, composta da una “foresta” di milioni di nanotubi di carbonio, in grado di ricavare acqua dall’aria.

I ricecatori spiegano il funzionamento di questa “matrice igroscopica” sulle pagine di Applied Materials and Interfaces. La spugna è composta da due strati polimerici, uno superiore idrofilo e uno inferiore idrofobo, montati su una base di nanotubi di carbonio spessa 1 cm. La parte idrofila cattura l’acqua che, una volta entrata, rimane bloccata nella foresta di nanotubi dallo strato idrofobo. “La matrice”, spiega Ozden, “non richiede nessun tipo di energia esterna per funzionare e può essere strizzata come una spugna, rilasciando acqua e quindi tornando ad essere nuovamente utilizzabile”.

Il dispositivo creato dagli scienziati della Rice University, al contrario di un deumidificatore che utilizza energia e lavora in ambiente umido, non ha bisogno di essere alimentato e assorbe acqua anche in condizioni di aria secca. L’efficienza dipende dall’umidità presente: un dispositivo di 8 mg, con una superficie idrofila di 0.25 cm2, assorbe circa l’80% del suo peso in 13 ore di esposizione in ambente umido, mentre la percentuale scende al 27% in ambiente arido. Secondo Ozden, il problema principale del dispositivo, per ora, è nella sua dimensione troppo ridotta: “Quando sarà possibile costruire foreste di nanotubi in larga scala”, suggerisce lo scienziato, “sarà più facile produrre spugne igroscopiche efficienti”.

Riferimenti: Applied Materials and Interfaces doi:10.1021/am5022717

Credits immagine: Wikipedia

Davide Bilancetti

Nonostante maturità e laurea scientifiche, ho sempre avuto un debole per il giornalismo ed in particolare per quello scientifico. La laurea in biotecnologie, scelta quasi per caso una sera d’estate, mi ha confermato la doppia passione per scienza e comunicazione. Così negli anni ho cercato di scrivere in tutti i modi, dal giornale della scuola alla webzine di fumetti, fino a quando, ancora una volta in una sera d’estate, ho letto del Master in giornalismo scientifico di Roma, capendo di aver trovato la strada da percorrere e che finalmente avrei potuto realizzare il mio sogno.

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