Categorie: Salute

Uomini gay a rischio anoressia

Gli uomini omosessuali o bisessuali hanno maggiori probabilità di sviluppare disordini alimentari rispetto a quelli eterosessuali. Lo dimostra il primo studio condotto su questo tema con criteri psichiatrici, portato avanti dai ricercatori della Columbia University’s Mailman School of Public Health su 516 abitanti di New York.

Secondo la ricerca, che ha coinvolto 126 uomini eterosessuali e 390 uomini e donne omo o bisessuali, più del 15 per cento dei gay o bisex hanno sofferto almeno una volta nella vita di anoressia, bulimia o di binge-eating (disturbo di alimentazione incontrollata), o hanno accusato alcuni sintomi correlati a questi disordini, rispetto al solo 5 per cento del gruppo etero.

Finora una delle teorie più accreditate per spiegare questa prevalenza di disturbi alimentari nei gay era quella che puntava il dito contro l’attenzione data alla forma fisica dalla stessa comunità omosex, i cui membri sembrano essere molto più preoccupati degli uomini etero dell’apparenza fisica. Ma i risultati dello studio, pubblicati sul numero di aprile dell’International Journal of Eating Disorders, smentiscono questa ipotesi: nei volontari sottoposti a test psichiatrici non si sono osservate differenze fra quanti partecipano attivamente alle attività della comunità gay e coloro invece che non lo fanno. “Questo ci suggerisce che siano altri i fattori correlati ai disordini alimentari negli uomini”, ha commentato Ilan H. Meyer, professore di scienze sociomediche presso l’ateneo statunitense e primo autore della ricerca.

Al contrario di quanto accade negli uomini, nelle donne non sembra che l’orientamento sessuale influisca sul comportamento alimentare: fra le lesbiche considerate nello studio la percentuale di persone afflitte da tali problemi è stata del 10 per cento, contro l’8 per cento nel gruppo di donne eterosessuali. Anche questo è un dato che smentisce teorie precedentemente affermate secondo cui lesbiche e bisessuali fossero in qualche modo maggiormente protette rispetto alla media contro il rischio anoressia o bulimia.(l.g.)

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