In una sfida all’ultimo voto, come quella che si svolge oggi per l’elezione del presidente degli Stati Uniti d’America, ogni singolo elettore può fare la differenza (ecco come seguirle online). Inclusi gli astronauti a bordo della Stazione spaziale internazionale, che volteggiano in cielo centinaia di chilometri sopra al loro seggio elettorale.
Al momento nel laboratorio orbitante si trova l’equipaggio dell’Expedition 33, composto da sei astronauti di cui due statunitensi: il comandante Sunita Williams e l’ingegnere spaziale Kevin Ford. Entrambi hanno già espresso la loro preferenza mentre erano in Russia, in attesa di partire dal cosmodromo di Baikonour a bordo di un razzo Soyuz, l’unico mezzo dopo il pensionamento degli Space Shuttle (un giorno magari ci si arriverà invece con la navicella Dragon di Space X) . Tuttavia, se i due cosmonauti non avessero già votato per il loro grande elettore prima di lasciare il Pianeta, avrebbero potuto farlo direttamente dalla Stazione Spaziale, come racconta Space.com.
Questo grazie a una legge approvata in Texas nel 1997 (quasi tutti gli astronauti vivono a Houston o nei dintorni della città texana) che stabilisce un protocollo ad hoc. Per prima cosa una versione digitale del ballottaggio sarebbe stata inviata alla stazione di controllo dello Johnson Space Center di Houston e da qui poi sarebbe stata spedita ai due nello Spazio attraverso una secure email. “ Loro poi avrebbero rispedito il loro voto indietro al Mission Control”, ha spiegato il portavoce del centro della Nasa Jay Bolden, “ da dove sarebbe stato inviato direttamente alle autorità texane competenti”.
Il primo a usufruire di questo sistema è stato, proprio nel 1997, l’astronauta David Wolf, che dalla stazione russa Mir ha votato in un’elezione locale. Il primo cosmonauta a esprimersi dallo Spazio per una corsa alla Casa Bianca è stato invece Leroy Chiao nel 2004, quando si sono sfidati George W. Bush Jr e John Kerry. Al tempo Chiao comandava la missione Expedition 10 a bordo della Iss.
Via: Wired.it
Credits immagine: Nasa/Wikipedia
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