Viaggio nell’antiscienza

Libri come questo di Silvano Fuso, in un’Italia ormai (in)felicemente avviata a divenire una colonia del Vaticano, sono musica per le orecchie di coloro che amano la ragione, la libertà di pensiero, il senso di giustizia. Il fatto che Umberto Veronesi ne abbia scritto la prefazione è da solo garanzia di elevato sentire. Ebbene, chi sono i nemici della scienza? Fuso dedica un capitolo a ciascuno di essi, ma tutti possono essere riassunti nella parola integralismo, sia esso storico, politico, filosofico, religioso, ambientalista (del genere fanatico-estremista, si intende).

Ma passiamo in rassegna i capitoli del libro, raccomandandone la lettura soprattutto ai giovani, oggi sempre meno vaccinati contro le menzogne e le predicazioni senza fondamenti. Si comincia con l’antiscienza filosofica, dove appaiono emblematiche le perniciose parole di Benedetto Croce che negano alla scienza ogni valore culturale, dando il colpo di grazia all’intelligenza degli italiani, già sofferente per secoli di dogmatismo cattolico e antigalileiano. E prima e dopo di Croce, altre dosi di veleno vengono persino da Hegel e Gramsci, e poi da Husserl, Heidegger, Adorno, Habermas e dai i loro soci di Francoforte, tutti intenti a sparare sull’illuminismo – termine divenuto oggi quasi derogatorio, al pari di anticlericalismo – e all’impiego della ragione nello studio della realtà. E che dire del loro odio congenito nei confronti della matematica, generato da mera ignoranza? Non si possono lasciare da parte le farneticazioni di Feyerabend – tanto caro a Ratzinger – il quale pone la scienza su un livello di parità con varie forme di ciarlataneria e arriva a prendersela persino con Galileo. Si arriva così ai post-moderni e agli sviluppi più recenti, ancor più demenziali, se è possibile. Irresistibile quello che chiamerò la “beffa di Sokal” del 1996 (p. 49) e stupefacenti le asserzioni di Edgar Morin (p. 54). Commenta Fuso: “Il sapere, quindi, come pericolo per la democrazia… e gli scienziati come comunità fortemente autoreferenziale di individui insofferenti di qualunque controllo, quasi dei cospiratori che minacciano le fondamenta della società e del vivere civile”.

Nel successivo capitolo si parla dell’antiscienza di matrice religiosa, simbolizzata dalla resistenza all’evoluzionismo e dalla sistematica lotta contro ogni sviluppo delle conoscenze. Se una volta era Galileo, oggi sono le discipline biogenetiche – contraccezione, fecondazione assistita, cellule staminali, eutanasia – dove le pressioni del Vaticano stanno portando alla formulazione di leggi disumane. Quanto all’evoluzionismo, va dato atto a Giovanni Paolo II di una certa apertura, ma limitata all’ambito della res extensa, giacché egli si affretta a precisare: “Le teorie dell’evoluzione che, in funzione delle filosofie che le ispirano, considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come semplice epifenomeno di questa materia, sono incompatibili con la verità dell’uomo”. Non a caso nelle Chiese cristiane sussiste la tendenza a connotare l’evoluzionismo come un’espressione di antireligiosità. Mi chiedo, come reagiranno i Papi del futuro quando i neuroscienziati consolideranno la scienza della mente e offriranno le prove dei meccanismi fisici e chimici che generano la parvenza di una res cogitans?

L’apice viene raggiunto in Appendice I, dove si narra dell’ormai famoso «caso Papa/Sapienza», allorché Ratzinger rinunciò all’invito del Rettore in carica, Guarini, a inaugurare l’Anno Accademico 2007-8, a seguito di una lettera inviata privatamente al Rettore da un gruppo di docenti per rilevare l’incongruità di un tale evento. Quasi tutti i media e l’intera classe politica, a cominciare dal vertice, si espressero contro la laicità delle istituzioni e la libertà di pensiero e di giudizio, privilegiando il pregiudizio religioso. Non starò a riportare dettagli del linciaggio di cui fu oggetto il gruppo di docenti che aveva osato esprimere il proprio punto di vista. Fuso ne parla lucidamente, riportando la nobile difesa di quelle «anime belle» scritta da scienziati della Sissa di Trieste.

Un solo esempio (Appendice II) merita di essere evidenziato, perché emblematico di un’Italia dove i valori autentici sono stati sotterrati. Una deputata di destra, ex-soubrette televisiva, stronca violentemente uno dei migliori fisici italiani, Luciano Maiani, come indegno di presiedere il Cnr, e con lui liquida altri scienziati che hanno preso le sue difese, a cominciare dal celebre Sheldon Lee Glashow, premio Nobel. O tempora, o mores! L’unica «vera» colpa di Maiani è di aver firmato la lettera al Rettore, come altri tra i più noti fisici italiani. La signora, si mormora, è stata l’ignaro strumento nelle mani di alcuni nemici dichiarati di Maiani.

Segue un capitolo sull’antiscienza ambientalista. Non penso sia il caso di trattare i vari temi se non enunciandoli. Il libro è riccamente documentato: si parla, naturalmente dell’ambientalismo di tipo estremista, non di quello serio, che della scienza non può fare a meno, con priorità sulla politica e sul sociale. Si parte dal verde «principio di precauzione» che secondo alcuni, per esempio Renato Angelo Ricci e Franco Battaglia, si rivela spesso fallimentare e va soppresso (unico aspetto del libro, questo, che non mi trova del tutto consenziente). Poi elettrosmog, dove spesso, per ignoranza scientifica, si attribuisce ai campi elettromagnetici di bassa frequenza una pericolosità biologica simile a quella delle radiazioni ionizzanti. Una volta un giornalista arrivò a chiedermi se i cibi cotti nel forno a microonde sono dannosi per la salute (sic!). Si viene poi alla propaganda contro l’utilizzo degli Ogm in agricoltura (la fragola-pesce, per intenderci). Le forze ambientaliste accusano gli scienziati di nascondere al pubblico i rischi degli Ogm, influenzando così le scelte politiche operate da individui ancora più ignoranti di loro. Non credo che esista un solo esempio che conforti queste posizioni.

Si parla poi della resistenza agli inceneritori, per concludere con le problematiche energetiche, ultime nell’ordine ma prime per importanza. L’Italia è quasi unica al mondo ad aver fatto la guerra al nucleare. È vero, un certo numero di argomenti possono giustificare questa scelta, come il problema enorme delle scorie e quello della reperibilità dei materiali fissili, che non è inferiore a quello del petrolio. Ma adottare questa politica da soli, con il resto dei paesi sviluppati che vanno avanti per la loro strada, è una palese assurdità. Io, pur fisico di formazione, su questo tema conservo una buona dose di perplessità, anche se a p. 242 mi trovo tra i firmatari di una lettera aperta pro nucleare. La sola alternativa sarebbe in realtà quella di un ritorno al passato, con un generale e drastico abbassamento del tenore di vita. Ma qual è il governo che in tempi di democrazia – si fa per dire – vorrebbe affrontare l’elettorato con un programma del genere?

Nel capitolo che segue si discute della catastrofe climatica, tema di gran moda nell’ultimo scorcio di secolo, e poi delle molto seguite (ma altrettanto inefficaci) medicine non convenzionali. Forme di superstizione, a essere benevoli. Un sommario e le conclusioni si leggono nell’ultima e più essenziale parte del libro, intitolata “Scienza, educazione e società”. Ogni italiano che abbia realmente a cuore gli sviluppi futuri legga attentamente questo cruciale capitolo. Le argomentazioni nel libro si appoggiano a fatti e a notizie, tenendosi fuori da pregiudiziali posizioni ideologiche, quasi sempre sorrette da un solo basamento, l’ignoranza delle problematiche.

Il libro

Silvano Fuso
I nemici della scienza. Integralismi filosofici, religiosi e ambientalisti
Edizioni Dedalo 2009, pp. 295, euro 15,00

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