Sentite “Yanny” o “Laurel”? L’audio virale confonde l’udito

Non c’è dubbio che dice Yanny, non capisco come si possa sentire la parola Laurel!”; “Anche io sento Yanny”; “Io invece sento proprio Laurel”. Questo lo scambio di battute avuto poco fa tra colleghi, frutto della nuova sfida partita da Reddit e poi circolata sui social, in particolare su Twitter. Il contenuto è diventato virale ed è stato discusso da parecchie testate online. La domanda è se il nome pronunciato dalla voce robotica sia “Yanny” o “Laurel”, un quesito che ha aperto un dibattito acceso (si parla di migliaia di risposte) in cui entrambe le opinioni sembrano avere un peso simile. Intanto, ascoltate l’audio.


Un altro aspetto interessante: cambiando il tono del suono (ascoltate qui sopra), rendendo la voce più bassa e profonda, è più frequente percepire Yanny, mentre nel caso di tono alto e voce acuta gli ascoltatori propendono per Laurel. Questo fenomeno è legato di nuovo alle formanti: quando la voce viene abbassata artificialmente le formanti sono più alte ed è più comune percepire Yanny, mentre quando si alza il tono, sono più basse ed è più frequente sentire Laurel.

Ma questa sfida non rimane isolata: somiglia a un altro duello, sempre online e risalente a qualche anno fa, in cui la questione riguardava il colore di un abito (a righe, su questo almeno non c’era dubbio) in cui si chiedeva se il questo vestito fosse bianco e oro oppure blu e nero. E i partecipanti, anche in questo caso si erano divisi in due fazioni. Entrambe le interpretazioni erano da ritenersi corrette: secondo una possibile spiegazione, questa diversa percezione dipendeva dalla variazione del numero di specifici fotorecettori (chiamati coni) nella retina e associati al blu, mentre secondo un’altra ipotesi la ragione si trovava nella quantità di luce presente nell’ambiente.

Via Wired.it

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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