La mutazione che favorisce l’influenza

Ogni organismo risponde con sintomi diversi a una stessa infezione. La spiegazione di questo fenomeno potrebbe essere in un singolo gene, la cui integrità determinerebbe la gravità dei sintomi e delle reazioni dovute ad un’infezione virale. È quanto sostengono i ricercatori del Wellcome Trust Sanger Institute in uno studio sul ceppo influenzale H1N1, pubblicato su Nature.

Analizzando i profili genetici di 53 pazienti ospedalizzati in seguito a influenza, gli studiosi hanno identificato un gene frequentemente mutato, l’IFITM3. Stando ai ricercatori, questo gene è responsabile dell’espressione di una proteina fondamentale nella risposta antivirale. “Anche se non sono ancora noti i meccanismi molecolari, questa proteina limita fortemente la diffusione del virus nelle cellule”, spiega Aaron Everitt, leader dello studio. Quindi, un’espressione fallace o una mutazione di questo gene, facilita il progredire di uno stato infettivo e delle sue conseguenze, sfociando in sintomi molto più severi e duraturi nel tempo.

Per confermare l’importanza di questo gene, i ricercatori statunitensi hanno condotto alcuni esperimenti su topi geneticamente mutati, che mancavano di IFITM3. Questi animali, in contatto con il virus, hanno contratto l’infezione con più frequenza e con sintomi molto più gravi (a volte fino alla morte) rispetto ai topi di controllo che possedevano entrambe le copie del gene.

Secondo gli autori dello studio, questa scoperta potrebbe essere di fondamentale importanza non solo per le singole persone, che attraverso un semplice test genetico sarebbero in grado di predire il grado di sintomatologia in seguito a infezione, ma anche per le popolazioni che ciclicamente vengono colpite da pandemie virali contando diversi decessi.

Questo lavoro ha anche il merito di spostare l’attenzione sulla variabilità dell’ospite anziché del patogeno, un campo di studi talvolta trascurato. “Questa ricerca porta nuove prove a sostegno di una consapevolezza scientifica crescente: i fattori genetici influenzano il corso della malattia in più di un modo. Le variazioni genetiche di un virus possono aumentare la sua virulenza, ma allo stesso modo, quelle dell’ospite possono aggravare la prognosi”, conclude Mark Walport, direttore del Wellcome Trust Sanger Institute.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature10921  

Credit immagini a AJC1 / Flickr

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