Cosa accadrà raddoppiando il canale di Suez

Il canale di Suez cresce, ma questo non significherà solo il raddoppio del traffico marittimo (si stima che entro il 2023 il numero di transiti giornalieri crescerà da 49 a 97). L’ampliamento del canale che collega le acque del Mar Rosso a quelle del Mediterraneo, in un ambizioso progetto che verrà portato a termine il prossimo agosto, avrà ripercussioni importanti non solo sull’economia dell’Egitto ma anche sulla fauna marina. E se per l’Egitto si parla di volano economico, gli effetti sull’ecosistema marino sono tutt’altro che vantaggiosi.

La paura infatti, fanno sapere dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), è che i lavori di ampliamento del canale (per aumentare sì il traffico ma ridurre anche i tempi di percorrenza e di attesa) favoriscano la colonizzazione dei nostri mari da parte di specie aliene. Tanto che, riferisce l’Ansa, la Iucn ha inviato una lettera al commissario europeo all’ambiente, affari marittimi e pesca, Karmenu Vella, perché l’Ue spinga il Cairo “ad adottare misure di ‘mitigazione’ di nuove invasioni biologiche”.

Piero Genovesi dell’Ispra, a capo del gruppo di specialisti di specie aliene invasive dell’Iucn, mette in guardia:”Le specie attraversano il Canale di Suez, poi arrivano in Libano, Israele, Tunisia, Grecia, Turchia, Malta, Cipro, e prima o poi sono in Italia…Uno dei nuovi acquisti per l’Italia è il Lagocephalus sceleratus o ‘pesce palla argenteo’, che per di più è anche tossico e quindi pericoloso per la salute dei consumatori”. E poi ci sono la medusa Rhopilema nomadica, che ha intasato condutture e complicato le attività di pesca, il pesce coniglio Siganus luridus che ha spazzato via lunghi tratti di alghe dalle coste della Turchia, e i gamberi stranieri che mettono a rischio le nostre mazzancolle, continua Genovesi che all’Ansa spiega anche come affrontare il problema: “Fino a circa un secolo fa il Canale non faceva entrare molto specie perché la sua salinità costituiva una barriera naturale nei confronti di molte specie. Ora le barriere si sono diluite, per questo l’idea sarebbe quella di ricrearle e assicurare così una difesa naturale per l’ecosistema del Mar Mediterraneo”.

Riferimenti: Ansa

Credits immagine: Sebastià Giralt/Flickr CC

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