Cinque domande sul vaccino contro l’influenza

In Italia, durante i mesi invernali, le malattie cardiorespiratorie mietono circa 8000 vittime in più rispetto agli altri periodi dell’anno. Colpa dei virus influenzali, secondo gli esperti, che acuiscono le condizioni di chi già non sta bene. A rimetterci di più sono le persone anziane e quelle che soffrono di malattie croniche. La vaccinazione rappresenta quindi per loro una specie di assicurazione sulla salute. L’anno scorso il ritiro di alcuni lotti di vaccino a scopo precauzionale da parte dell’Aifa (le cui indagini poi hanno dimostrato che non può essere dimostrato il nesso fra le morti di alcuni anziani sottoposti a vaccinazione e il vaccino) ha provocato un calo del numero di vaccinati e un aumento di quello di chi ha avuto complicanze gravi. Sono stati segnalati 485 casi gravi e 160 decessi direttamente imputabili all’influenza confermati da 19 regioni e province autonome; l’85 per cento dei casi gravi è stato segnalato da 7 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Puglia). Solo il 7,6 per cento dei casi gravi segnalati al sistema di raccolta dati è risultato vaccinato. Per evitare di cadere nello stesso errore anche quest’anno è bene togliersi quanti più dubbi possibile. Vi proponiamo la risposta di Fabrizio Pregliasco, virologo, Facoltà di medicina, Università degli Studi di Milano, a cinque semplici domande.

Quando arriverà l’influenza?

Il primo caso isolato a Bologna potrebbe far pensare che il momento sia già arrivato, ma non è così. Più che di un anticipo della stagione influenzale, la notizia degli scorsi giorni testimonia la sensibilità raggiunta dalla nostra rete di sorveglianza, Influnet. Sappiamo che ci sono già 262 virus che girano, ma cominceranno a colpire solo quando le temperature saranno stabilmente sotto lo 0°C almeno per qualche giorno e il livello dell’umidità sarà elevato, presumibilmente a, o subito dopo, Natale. Dalla fine del mese, però, saranno disponibili in farmacia e dal medico di medicina generale i vaccini, che vanno fatti prima che i virus comincino a circolare troppo.

Come viene deciso quali virus sono inseriti nei vaccini?

Lo decide la rete di sorveglianza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si riunisce due volte l’anno, a febbraio e a settembre. Dagli anni Quaranta si inserisce sempre il virus A, anche perché in quegli anni era il solo circolante e a essere stato individuato. Con gli anni Settanta è arrivato anche il virus B (con queste sigle si individuano le caratteristiche degli antigeni interni al virus), e a partire dagli anni Ottanta si producono vaccini trivalenti, che contengono cioè due sottotipi di virus A (H1N1 e H3N2) e uno solo dei due principali virus B (Victoria o Yamagata). Quest’anno per esempio nel trivalente c’è il Yagamata, ma a giudicare dalla coda influenzale che si è osservata in Australia (dove possiamo vedere cosa accadrà con 6 mesi di anticipo) sarà probabile che a circolare sia invece più il Victoria, e a quel punto la protezione che questo vaccino sarà in grado di dare sarà inferiore. Potrebbe cioè esserci un mismatch.

Perché è importante stare attenti anche al virus B?

ll ceppo B circolante predominante in una stagione potrebbe non essere quello contenuto nel vaccino trivalente (fenomeno definito di mismatch, ovvero mancata corrispondenza tra ceppi vaccinali e virus circolanti): a livello europeo è successo a partire dall’autunno 2003 fino a quello 2011, ma è nel el 2007-2008 e anche l’anno successivo che la protezione è stata veramente debole. In Italia i dati sul B-mismatch sono limitati a rilevazioni regionali, ma anche i pochi numeri che abbiamo ci mostrano che il fenomeno esiste. Così nel 2012 l’Oms ha chiesto alle case farmaceutiche di pensare a un vaccino quadrivalente, che contenga cioè entrambi i lineages B. A tre anni di distanza il vaccino è disponibile, facendo segnare un nuovo traguardo della scienza. E’ bene sottolineare che la protezione non è mai da intendersi al 100% e che farsi il vaccino non significa non incorrere in raffreddore o febbre. Il vaccino mette al riparo dalle forme più aggressive dell’infezione che nelle persone a rischio potrebbero causare danni gravi.

Chi si deve vaccinare?

Sino al 90% dei decessi correlati all’influenza colpiscono persone sopra i 65 anni o con patologie croniche sottostanti. L’influenza può infatti acuire malattie polmonari e cardiache, con conseguenti eventi ischemici acuti, cardiaci e ictus. Gruppi particolarmente a rischio a causa dell’influenza sono le donne in gravidanza, i bambini al di sotto dei 5 anni, gli anziani e i soggetti con malattie croniche quali asma e Bpco. Queste persone dovrebbero quindi vaccinarsi. Gli obiettivi della campagna vaccinale stagionale sono sia di protezione individuale che di protezione collettiva: la vaccinazione, riducendo il numero dei malati e lo shedding virale da parte dei soggetti infetti, limita la diffusione del virus agli altri componenti della collettività e riduce la circolazione interumana dei virus. Il vaccino quadrivalente, in linea con le raccomandazioni dell’OMS rispetto al vaccino trivalente, consente una prevenzione completa verso l’influenza B, in quanto protegge contro entrambi i lineages di virus B.

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