Ecco come era davvero la paleodieta

paleodieta
(Credits: Johan Neven/Flickr CC)
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Johan Neven/Flickr CC)

Per paleodieta oggi si intende una specifica dieta – e una moda – basata sui cibi che, presumibilmente, erano disponibili per gli esseri umani che vivevano nel Paleolitico. Introdotta da Walter Voegtlin e pubblicizzata da un gran numero di libri, solitamente questa comprende verdure, frutta, noci, radici e carne, ed esclude prodotti quali i latticini, cereali, zucchero, legumi, sale, bevande alcoliche e caffè. Secondo uno studio pubblicato su Pnas, però la vera dieta degli esseri umani del Paleolitico comprendeva anche farro e orzo, alimenti al momento esclusi dalla tipica dieta paleo. Lo dicono i resti di 9 esseri umani vissuti circa 9mila anni fa nella regione centrale dei Balcani,  che contengono tracce di questi vegetali nei loro denti.

“Per molto tempo abbiamo pensato che per la maggior parte del Paleolitico la dieta di base consistesse in proteine animali provenienti da carne e pesce, oltre che a un numero limitato di vegetali,” ha spiegato Dusan Borić, che ha condotto la ricerca. Si credeva che gli esseri umani di quel periodo fossero principalmente cacciatori-raccoglitori che vivevano in ampi territori boschivi poiché i cereali sono stati introdotti nell’Europa sud-orientale dall’Asia solamente nel Neolitico (quindi attorno al 6200 a.C.), assieme ad alcuni animali addomesticati e ai manufatti tipici delle comunità basate sull’agricoltura. Lo studio pubblicato su Pnas mostra, invece, che i raccoglitori che abitavano in questa regione consumavano cereali quali il piccolo farro (Triticum monococcum), il farro dicocco (Triticum dicoccum) e una varietà di orzo (Hordeum distichon) già a partire dal 6600 a.C.

Come spiegare la scoperta di cereali domestici nella dieta di questi esseri umani? Secondo gli scienziati, sarebbe una questione di tempistiche. L’agricoltura non si è sviluppata immediatamente a livello mondiale: cacciatori e raccoglitori erano ancora presenti durante lo sviluppo delle prime comunità neolitiche, ed è probabile che ci fossero dei contatti tra loro. I rapporti sociali tra queste comunità, che spesso risiedevano a distanze notevoli le une dalle altre, sarebbero quindi cominciati prima di quanto pensassero gli archeologi. Questo vuol dire che questi cereali sarebbero stati introdotti nella parte meridionale dell’Europa con quasi 500 anni di anticipo, tramite scambi commerciali tra i raccoglitori europei e le prime comunità basate sull’agricoltura lungo le coste dell’Egeo. Un dato confermato, ad esempio, dalla presenza accanto ai fossili umani analizzati di perline ricavate da molluschi marini provenienti dalla Grecia e dal mar Adriatico, a centinaia di chilometri di distanza dai rilievi balcanici dove sono state rinvenute .

Riferimenti: Pnas

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