Categorie: Fisica e Matematica

113: la sintesi di un nuovo elemento

Centotredici: non il numero per le telefonate di emergenza, ma quello dei protoni nel nucleo del nuovo elemento sintetizzato in laboratorio dai ricercatori giapponesi del Riken Nishina Center for Accelerator-based Science. Gli scienziati asiatici sono riusciti a trovare la combinazione giusta per creare l’atomo superpesante, facendo collidere lo zinco, che ha 30 protoni, con il bismuto, che ne ha 83.

La scoperta non è stata ancora sottoposta alla procedura di peer-review, ma Kosuke Morita, direttore del Superheavy Element Laboratory e coordinatore dell’équipe di ricerca, sembra non avere dubbi: I dati provenienti dall’acceleratore lineare indicano chiaramente che la collisione di zinco e bismuto ha dato origine a un nuovo atomo”. L’elemento, a cui è stato dato il nome provvisorio ununtrium (cioè uno-uno-tre), non si trova in natura ed è particolarmente instabile. La prossima sfida dei ricercatori è ora quella di studiare e comprendere le caratteristiche del rapidissimo decadimento dell’uno-uno-tre.

La caccia alla ricetta giusta per sintetizzarlo va avanti da nove anni, e solo un mese fa i ricercatori sono arrivati all’approccio corretto. Si tratta di un record per la scienza asiatica: è la prima volta che i giapponesi riescono ad anticipare il resto del mondo in un’impresa simile. A loro, dunque, andrà l’onore di decidere il nome definitivo del nuovo elemento.

Nonostante i suoi 113 protoni, l’ ununtrium non è l’atomo più pesante finora sintetizzato. Tale record spetta all’ elemento 118ununoctium (con poca fantasia dei suoi creatori), ma Morita si dice pronto a polverizzarlo: “Vorrei ringraziare i ricercatori che hanno dato il contributo a questo risultato, perseverando nella consapevolezza che, un giorno, il 113 sarebbe stato nostro. Ma non abbiamo intenzione di fermarci qui. Siamo pronti a lanciarci nei territori inesplorati del 119 e ancora oltre”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Leo Reynolds/Flickr

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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