Scuole intelligenti con la rete

In America si chiamano “smart communities” (comunità intelligenti), e la loro patria d’elezione è, guarda caso, la California. Negli stessi luoghi in cui si è affermato il modello della Silicon Valley (che integra ricerca avanzata e produzione ad alta tecnologia), si sviluppa ora la “Smart Valley”. Né nazione, né stato: l’entità di riferimento è adesso la comunità locale. Gli individui della comunità – con i propri bisogni e le proprie conoscenze – trovano nelle rete telematica l’elemento di scambio e coesione fondamentale. Qualità della vita, produzione immateriale e circolazione dei saperi sono le caratteristiche di fondo. La tecnologia di rete ad alta velocità è solo il mezzo, potente ma “trasparente”, utilizzato per raggiungere questi fini.

La scuola in questo contesto cambia completamente il proprio ruolo. Anzi, in un certo senso, scompare. Scompare come luogo separato in cui si va a imparare in tenera età, in attesa di entrare poi, da adulti, nel mondo del lavoro. La scuola diventa nodo di una rete di conoscenze in continuo scambio con il corpo sociale. E forse, nel prossimo futuro, è destinata anche a scompare come luogo fisico. Molte delle sue funzioni saranno “distribuite” nel flusso digitale di Internet. E nella scuola tradizionale resteranno solo le attività di relazione umana, importantissime ma circoscritte, mentre tutte la parti “hard” dell’insegnamento (grammatica, storia, matematica) saranno affidate alla tecnologia.

Con l’occhio puntato a questa prospettiva si è svolto il 29 maggio a Ferrara il convegno “Conoscenze in rete. Reti d’Istituto, Man e Internet: reti per un’intelligenza collettiva”. La situazione italiana è caratterizzata da alcune esperienze “pilota” che nei primi anni Novanta hanno dovuto “arrangiarsi” per entrare nel mondo delle nuove tecnologie. La mancanza di sufficienti investimenti statali ha spinto scuole o gruppi di scuole a stringere rapporti di collaborazione con gli istituti di ricerca e le amministrazioni locali del proprio territorio. Ne sono nati veri e propri “embrioni di comunità virtuali locali”, che ora si interrogano sul proprio futuro e cercano soluzioni ai nuovi problemi.

Anche una piccola città come quella che ha ospitato il convegno può proporre un uso collaborativo interessante della rete. Il Comune di Ferrara ha favorito la connettività delle scuole, delle imprese e delle associazioni di volontariato. I vari soggetti hanno interagito scambiandosi conoscenze e servizi. Nella vicina Bologna, il progetto “MarconiNet”, che collega dal 1995 il Cnr, l’Università, il Provveditorato agli studi e il Comune, esprime oggi 50.000 contatti giornalieri per 560 utenti dell’ambito scolastico.

Anche in altre regioni le realizzazioni interessanti non mancano. A Cagliari, dall’esperienza iniziale del Liceo “L.B. Alberti” (http://alberti.crs4.it/), che ha sviluppato una collaborazione con il Crs4, sono fioriti numerosi progetti che coinvolgono ora tutta l’isola. E si sono anche dimostrati capaci di generare posti di lavoro: i diplomati del liceo sono infatti occupati nella realizzazioni dei progetti. Uno sforzo enorme è quello intrapreso nell’area napoletana con il progetto Hermes. La collaborazione fra Università, Cnr, Comune, Provincia e Provveditorato porterà, partendo dalle esperienze pilota dell’Istituto tecnico industriale “Giordani”, a una Extranet territoriale che collegherà un centinaio di scuole dotate di Intranet di Istituto.

Ma sicuramente l’esperienza di Torino è, fra quelle presentate al convegno, la realtà più avanzata. Il cablaggio in fibra ottica della città è quasi ultimato. E le scuole sono state fra i primi ad essere coinvolti nel progetto “Torino 2000”. Già nel 1994 esisteva una collaborazione per la diffusione nelle scuole delle nuove tecnologie fra Amministrazione comunale, Csi, Provveditorato agli studi e ministero della Pubblica Istruzione. Ora il collegamento veloce a larga banda completamente gratuito consentirà a tutti la comunicazione sincrona anche di video e audio. Sarà possibile per la prima volta in Italia accedere su larga scala alle informazioni in modalità “streaming”, senza dovere cioè fare preventivamente il “download” dei file.

Ciò consentirà di dedicarsi completamente all’elaborazione dei contenuti, senza dover dipendere di problemi di banda. Una rete che non ha nulla da invidiare a quella delle più avanzate realtà internazionali. E la richiesta di tutti i partecipanti al convegno è che il ministero sappia valorizzare queste potenzialità nella futura scuola che nascerà con l’autonomia.

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