Così Facebook aiuta a combattere l’Hiv

Network intervention, ossia usare i social network come Facebook per influenzare il comportamento degli utenti ed educarli a comportamenti più salutari. È l’approccio adottato dai ricercatori dell’Università della California di Los Angeles in uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine, in cui Facebook è stato usato per comunicare con individui considerati a rischio Hiv e informarli sulla malattia. I risultati hanno dimostrato che nelle 12 settimane di interazione le persone coinvolte diventavano più consapevoli della malattia da cui erano affetti e delle sue conseguenze, richiedevano con maggiore frequenza il test Hiv messo a disposizione dallo studio e avevano un numero inferiore di partner sessuali.

Per il loro studio i ricercatori guidati da Thomas Coates hanno conivolto 16 peer leader, o opinion leader, tra i membri di associazioni rivolte specificamente a uomini gay di origine africana e latina affetti da Hiv residenti nella zona di Los Angeles. Il loro compito era fornire informazioni ai pazienti tramite gruppi chiusi di chat su Facebook e monitorarne il livello di partecipazione e il comportamento.

I 112 partecipanti reclutati tramite Internet e vari siti di social network erano costituiti per l’85% da ispanici e afroamericani considerati ad alto rischio di infezione da Hiv ed erano divisi in due gruppi, uno di controllo (55 persone) in cui si parlava di salute in generale e un gruppo di “intervento” (57 persone) in cui si parlava di Hiv. L’iscrizione ai due gruppi Facebook era volontaria e richiedeva la compilazione di un questionario all’inizio e alla fine del processo. Inoltre ai partecipanti era offerta la possibilità di richiedere un test Hiv fai-da-te che veniva spedito a casa.

Durante le dodici settimane di studio, in entrambi i gruppi il grado di interazione tra gli iscritti era rimasto elevato (superiore al 70%). Tuttavia, il “gruppo di intervento” aveva registrato un maggior livello di partecipazione e di successo con circa il 95% dei partecipanti che usavano Facebook, mentre nel gruppo di controllo questa percentuale arrivava al 73%. E questo aveva indotto dei cambiamenti comportamentali, con un aumento delle richieste del test Hiv. Infatti, nel gruppo di intervento il 44% (25 su 57) degli individui aveva richiesto il test Hiv e 1/3 di essi (8 su 25) dopo aver ricevuto i risultati si era sottoposto a ulteriori esami medici. Nel gruppo di controllo, invece, solo il 20% dei soggetti (11 su 55) aveva richiesto il test e delle 2 persone che avevano ottenuto i risultati, nessuno aveva eseguito esami di follow-up.

L’effetto di Facebook si estendeva anche ai comportamenti inter-personali e sessuali seppure con una differenza minima tra i due gruppi. Durante i tre mesi analizzati, infatti, per tutti i soggetti coinvolti nello studio, il numero medio di partner sessuali era diminuito rispetto alla situazione iniziale scendendo di due unità nel gruppo di intervento e di una in quello di controllo.

Il potere dei social network di influenzare le opinioni e il comportamento di interi gruppi che si identificano nei loro “amici” è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni (vedi Galileo: Facebook per condividere salute). E questo effetto è ancora più evidente per individui appartenenti a minoranze etniche o a gruppi, come la comunità gay analizzata nello studio, che spesso usa Internet per la ricerca di partner occasionali. Secondo gli autori, usare Facebook come strumento di comunicazione potrebbe essere molto utile per fornire a queste persone informazioni essenziali che possono modificarne il comportamento e le abitudini aiutandoli in questo modo a rimanere più sani.

Riferimenti: Annals of Internal Medicine doi:10.7326/0003-4819-159-5-201309030-00005

Credits immagine: Spencer E Holtaway/Flickr

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