Borexino, misurata in diretta l’energia del Sole

L’esperimento Borexino ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (Lngs) dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn)è riuscito, per la prima volta, a misurare l’energia solare nel momento in cui viene emessa, in tempo reale. Lo studio, che parla in gran parte italiano, è stato pubblicato su Nature, e dimostra che sostanzialmente nel corso degli ultimi 100 mila anni l’energia solare non è cambiata.

La novità più importante della scoperta è questa: le precedenti misurazioni dell’energia solare erano state effettuate basandosi sulle radiazioni (i fotoni) che arrivano sulla Terra. Questi fotoni sono portatori delle informazioni delle reazioni nucleari che avvengono all’interno del Sole, ma “avvenute centomila anni fa: è questo, infatti, il tempo che l’energia mediamente impiega per attraversare la densa materia solare e raggiungere la sua superficie”, spiegano i ricercatori. Al contrario invece i neutrini prodotti dalle stesse reazioni nucleari impiegano pochi secondi a uscire dal cuore della stella e circa 8 minuti ad arrivare fino a noi.

Ma di quale reazioni parliamo? I neutrini catturati dal rivelatore di Borexino sono quelli prodotti quando all’interno del Sole due nuclei di idrogeno si uniscono a formarne uno di deuterio, la fase iniziale delle reazioni di fusioni nucleari che accendono il Sole, e che produce il 99% della sua energia. “Grazie ai risultati di questa nuova ricerca di Borexino tocchiamo con mano, mediante i neutrini prodotti nella reazione protone-protone (p-p), che è la catena di fusioni nucleari p-p a far funzionare il Sole, fornendo proprio l’energia che si misura con i fotoni: insomma questo prova che il Sole è una grande centrale a fusione nucleare”, ha spiegato Gianpaolo Bellini dell’esperimento Borexino e tra i principali autori dello studio. Inoltre i confronti tra le misure effettuate con i neutrini e i fotoni mostrano che negli ultimi 100 mila anni l’energia solare è rimasta la stessa.

I neutrini rivelati hanno un’energia molto bassa, continuano gli esperti (massimo 420 keV) e finora era stato possibile rivelare solo quelli prodotti da reazioni secondarie o da reazioni innescate da quella iniziale, che però contribuiscono in misura minore alla produzione dell’energia solare.

Via: Wired.it

Credits immagine:  NASA Goddard Space Flight Center/Flickr

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