Una misteriosa epidemia tra le saighe kazake

Durante l’ultima glaciazione abitavano un vasto territorio che si stendeva su tre continenti, andando dall’Alaska all’Asia Centrale. Ancora tre secoli fa, il loro areale, pur ristretto, si estendeva dalle pendici dei Carpazi alle coste del Mar Nero, arrivando fino alle pianure della Mongolia e della Cina. Nell’ultimo secolo però, la popolazione della saiga (o Saiga Tatarica) si è ridotta quasi del 95%, e oggi questo mammifero a rischio di estinzione, che somiglia a un’antilope dallo strano naso a proboscide, abita solamente in alcune zone della Russia e del Kazakistan. Come se non bastasse, lo scorso mese alcune delle mandrie più numerose sono state colpite da una misteriosa malattia, un’epidemia che si è lasciata alle spalle oltre 120mila esemplari morti, quasi un terzo dell’intera popolazione mondiale di saighe.

“Le analisi preliminare indicano che una combinazione di fattori ambientali e biologici hanno contribuito a questo evento catastrofico”, spiegano in uno statement gli esperti del Cms (Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals), organismo delle Nazioni Unite che si occupa della conservazione delle specie migratorie. La morìa ha colpito quattro mandrie estremamente popolose proprio nella stagione delle nascite, quando centinaia di femmine gravide si riuniscono per partorire insieme in un periodo di pochi giorni, e sono quindi più vulnerabili all’arrivo di potenziali malattie.

Le analisi svolte fin ora sembrano indicare che due ceppi batterici, pasturella e clostridium, abbiano giocato un ruolo nelle misteriose morti delle saighe, anche se questi patogeni in condizioni normali non dovrebbero essere sufficienti per uccidere un esemplare sano.

Come spiegano i ricercatori del Cms, fenomeni come quello di quest’anno capitano periodicamente nella popolazione della Saiga Tatarica. I più recenti sono avvenuti nel 2010, quando morirono circa 12mila esemplari, e nel 1984, quando le morti furono quasi 100mila. A rendere preoccupante la catastrofe del mese scorso però è la natura misteriosa delle morti, e il fatto che questa specie a rischio di estinzione avesse appena iniziato a riprendersi dopo che negli anni ’90 la caccia e il bracconaggio (le loro corna sono utilizzate come rimedio dalla medicina tradizionale cinese), dilagati in seguito alla dissoluzione dell’Urss, avevano ridotto la popolazione mondiale a soli 50mila esemplari.

Mentre si contina a lavorare per scoprire le esatta cause della catastrofe, gli esperti del Cms sembrano però in qualche modo ottimisti. “Le saighe hanno spesso parti gemellari e la popolazione tende ad aumentare velocemente”, ha spiegato Bradnee Chambers, segretario generale del Cms. “La nostra speranza è che se riusciremo a controllare la causa di questi eventi di morie di massa, e soprattutto quello che è il principale pericolo per le saighe – ovvero il bracconaggio – la popolazione dovrebbe riuscire a riprendersi”.

via Wired.it

Credits immagine: Seilov via Wikipedia

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