Dici blockchain, leggi bitcoin. Niente di più sbagliato. O meglio: niente di più incompleto. Sebbene i termini blockchain e criptovaluta siano infatti indiscutibilmente legati tra loro, si tratta di entità concettualmente molto diverse tra loro: il bitcoin (così come altre criptovalute, per l’appunto) è un mezzo di scambio basato sul protocollo della blockchain, un po’ come – semplificando – un sito internet è basato sul protocollo del World wide web. C’è di più: sebbene, specie tra i non addetti ai lavori, il termine blockchain evochi scenari oscuri, di hacker chiusi nelle loro stanze e pronti a sovvertire il mondo della finanza, speculatori selvaggi che guadagnano milioni in una notte e stanzoni bui con centinaia di processori che affastellati macinano calcoli su calcoli, la realtà dei fatti è molto diversa. E, soprattutto, in continua e costante evoluzione: l’architettura della blockchain, infatti, promette applicazioni in moltissimi campi, dalla politica alla sanità, passando per il cloud computing e la gestione sicura delle identità digitali. E per diverse di queste applicazioni non ci sarà neanche da attendere troppo. È cronaca recente, per esempio, l’utilizzo della blockchain per la gestione delle elezioni politiche in Sierra Leone. E la rivista Nature ha appena dedicato un lungo editoriale al possibile uso della tecnologia in ambito medico e sanitario. Abbiamo allora provato, con l’aiuto di un esperto, a ricapitolare brevemente le più rimarchevoli applicazioni del protocollo della blockchain, evidenziandone peculiarità e potenzialità.
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