Tbc: pochi fondi per nuove terapie

Poco più di 31 milioni di euro, pari al 7,27 per cento del totale dei fondi destinati alla ricerca. E’ quanto ha investito l’Italia, nel 2007, in ricerca e sviluppo di nuove terapie contro la tubercolosi e le altre malattie tropicali cosiddette “neglette”. Una cifra irrisoria se paragonata alle entrate reali del nostro paese e alle esigenze di finanziamento a livello globale. Tanto più che la malattia, tutt’altro che debellata, è tornata a fare capolino nelle nazioni più industrializzate con pericolose forme di resistenza e che le terapie e gli strumenti per diagnosticarla sono ormai obsoleti. La denuncia è contenuta nel rapporto “Tubercolosi: omissione di soccorso. L’impegno per gli investimento nella ricerca e lo sviluppo di nuove terapie contro una malattia globale”, presentato oggi a Roma da Medici senza frontiere e dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria sociale (Cergas) dell’Università Luigi Bocconi e incentrato sulle fonti di finanziamento messe in campo in Italia per l’avanzamento della ricerca contro Tbc, malaria e malattie dimenticate.

Con quasi 2 milioni di morti l’anno e oltre 9 nuovi casi di contagio, molti dei quali multi resistenti, la Tbc è ancora una vera emergenza sanitaria. “La situazione più critica resta quella dell’Africa sub-sahariana, con 300 persone ogni 100 mila abitanti colpite da Tbc, anche se l’Asia preoccupa per numero assoluto di casi e per aumento della farmaco resistenza”, spiega Matteo Zignol, del dipartimento Tb dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). “Lo strumento diagnostico usato, l’esame microscopico del campione di espettorato, è lo stesso di 130 anni fa e anche il trattamento è affidato ad antibiotici sviluppati diversi decenni fa. Nel mondo 500 mila pazienti non hanno benefici dai farmaci utilizzati, e una buona parte arriva dall’Est europeo. Un dato allarmante, se si tiene conto del flusso migratorio verso l’Italia”.

Per tutta risposta, a fronte di un problema che non riguarda più solo i paesi in via di sviluppo, la ricerca è del tutto insufficiente. A livello globale vengono investiti per la Tbc 482 milioni di dollari e solo l’1,3 per cento dei nuovi farmaci immessi sul mercato tra il 1975 e il 2004 era mirato alle malattie dimenticate, tre di questi per la Tbc. Andando a vedere i numeri italiani, il governo italiano destina alla ricerca 427,8 milioni di euro, tra cui rientrano 46,8 milioni di euro derivanti dal 5X1000. Già di per sé poco, sottolinea il rapporto, se paragonato ai 171 milioni di euro investiti nel 2006 dalle fondazioni bancarie e agli 1,07 miliardi di euro allocati dalle farmaceutiche.

Se si considerano poi i fondi destinati alla ricerca sulle malattie infettive (Tbc e malattie dimenticate), la cifra del Ministero del Lavoro, salute e politiche sociali per il 2007 ammonta a circa 31 milioni di euro ma di tali finanziamenti, allocati come voce a bilancio, non è dato sapere se siano stati realmente spesi. Tra le altre fonti di finanziamento pubblico, l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) nel 2007 ha stanziato fondi per circa 131 mila euro. Se guardiamo all’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), invece, dei 35,5 milioni di euro destinati nel 2006 alla ricerca indipendente sui farmaci attraverso un fondo ad hoc, alla tubercolosi e alle altre malattie dimenticate sono andati poco più di 173 mila euro (35.850 euro alla “Fondazione del Monte Tabor – Ircss San Raffaele” e 137.300 all’Istituto per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”). Limitate invece le informazioni sui finanziamenti del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur). Nel triennio 2007-2010 ha finanziato il Cnr per 406 mila euro per la realizzazione di una piattaforma diagnostica nanotecnologica per test clinici nel campo delle malattie infettive, a cui si aggiungono 57 mila euro per uno studio strategico per la costruzione di un vaccino antitubercolare di tipo regionale e altri 24 mila, erogati nel 2006, per una ricerca di micro-Rna in isolati clinici di Mycobacterium tubercolosis di pazienti con Tb farmaco-resistente.

Al di là delle cifre troppo esigue destinate alla ricerca contro la Tbc, Msf mette in evidenza i problemi riscontrati nell’analisi del sistema di finanziamento italiano, a causa della frammentazione delle fonti e per l’assenza di sistema informativo che contenga i dati degli erogatori e i progetti finanziati. Dal momento che non esistono fondi dedicati appositamente a ognuna di queste malattie, si legge nel rapporto, è difficile stabilire quale parte del budget totale annuale destinato alla ricerca venga speso in tale settore. Per questo vengono proposti meccanismi di finanziamento alternativi che garantiscano lo sviluppo di farmaci, strumenti diagnostici e vaccini accessibili a tutti. Tra questi, i prize funds, o fondi premio, che prevedono una ricompensa finanziaria al termine del processo di sviluppo attraendo così diversi attori, commerciali e non. Il vincitore di questi fondi inoltre metterà il prodotto sul mercato in modo accessibile ai paesi in via di sviluppo e fornirà licenze ad altri produttori. In particolare, Msf chiede l’istituzione di un fondo premio per un test nel point of care (cioè nel punto più vicino possibile a dove risiede il paziente). L’85 per cento dei pazienti affetti da Tbc, infatti, cerca le cure in cliniche piccole dove non è possibile effettuare il test diagnostico o dove l’unico test disponibile è l’esame dell’espettorato, che identifica solo il 66 per cento dei casi ed è inutile per i bambini e per chi è affetto da Hiv.

 

 

 

1 commento

  1. E la medicina scolastica? Ho fatto le elementari negli anni Cinquanta e ricordo molto bene le campagne di prevenzione della tubercorcolosi:si comperavano lunghe file di francobolli e si facevano lastre al torace. Quanto e come si risparmia sulla prevenzione e sulla medicina scolastica?

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here