A passo di bruco verso i softrobot

Si accorciano, si piegano, si torcono. Sfidando anche la legge di gravità. Straordinari contorsionisti, i bruchi hanno sviluppato un sistema di locomozione tutto loro, con un intestino che si muove nel corpo come una sorta di stantuffo in un cilindro. A scoprirlo, quasi per caso, un gruppo interdisciplinare della Tufts University’s School of Arts and Sciences della Virginia Tech e dell’Argonne National Laboratory che studia i sistemi neurosensoriali di questi animali in vista di applicazioni robotiche.

Rivelatori sono stati i filmati di alcune larve di sfinge del tabacco (Manduca sexta) ottenuti con tecniche di microscopia sincronizzata ai raggi X e con radiazione visibile. Le immagini hanno svelato in dettaglio ciò che accade all’interno dei bruchi quando questi si muovono: ad ogni “onda motoria” suscitata dalla spinta in avanti delle “zampe posteriori”, l’intestino – in pratica, un tubo sospeso tra le due estremità, bocca e ano, senza altri punti di ancoraggio – avanza in anticipo rispetto al resto del corpo, in un movimento che somiglia molto a quello di un pistone.

La particolare duttilità di movimento delle larve è dunque il risultato di un sistema a due corpi: l’involucro esterno e l’intestino interno. Questo meccanismo, spiegano i ricercatori nello studio pubblicato su Current Biology, potrebbe ispirare una nuova generazione di robot flessibili che, a differenza di quelli attuali, abbiano uno scheletro interno e superfici non rigide.

 

Riferimento: doi:10.1016/j.cub.2010.06.059

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