A scuola di integrazione

L’università italiana apre le porte alla cosiddetta medicina “non convenzionale”. Secondo l’ultima indagine Istat del 2007, quasi il 14 per cento della popolazione si è rivolto a questo tipo di trattamenti almeno una volta nei precedenti tre anni. E diecimila sono i medici che suggeriscono regolarmente terapie omeopatiche, ayurvediche o antroposofiche. Ma discipline “alternative” e non  comunicano poco tra loro. Per cercare di riunire le conoscenze in un’unica prospettiva e informare i professionisti stessi l’Università di Bologna, in collaborazione con il Primo istituto nazionale unificazione dei saperi in medicina (Pinus), realizza, dal 2006, il corso di alta formazione in “Integrazione tra saperi convenzionali e non convenzionali in medicina”. E quest’anno si uniscono al progetto anche gli atenei di Verona, Roma “Sapienza” e Messina.

Nel 2002, la Federazione nazionale degli ordini dei medici e chirurghi e degli odontoiatri italiana (Fnomceo) ha riconosciuto, come spazio di intervento medico, nove “saperi”: medicina cinese, omeopatica, antroposofica, ayurvedica, agopuntura, chiropratica, fitoterapia, omotossicologia e fitoterapia. Ma perché parlare di integrazione? Essenzialmente per venire incontro alle esigenze terapeutiche del paziente. “Non esiste un’unica soluzione che possa curare qualsiasi tipo di male”, afferma Mario Ravaglia, direttore di pronto soccorso e medicina d’urgenza e direttore scientifico di Pinus. “La medicina convenzionale non ha pari nel curare malattie acute o eventi traumatici”, continua Ravaglia, “ma per le patologie croniche, come allergie, ipertensione e cefalee, i rimedi non convenzionali possono essere di grande aiuto. Serve un approccio olistico e integrato”.

“Le conoscenze non convenzionali”, afferma Paolo Bellavite, docente di Patologia generale all’Università di Verona e direttore dei corsi, “sono soggette al pregiudizio del mondo scientifico”. La validità di una terapia o di un trattamento viene misurata in funzione degli articoli sottoposti al vaglio della comunità degli scienziati. “Ma risulta difficile pubblicare studi in questo campo, anche se sono rigorosi. Si è costretti”, continua Bellavite ,“a rivolgersi a riviste ‘amiche’, anche se serie”. E questo alimenta ancora di più lo scetticismo, anche se una verifica accurata dei reali effetti di alcuni di questi trattamenti gioverebbe soprattutto al paziente. Una particolare attenzione, infatti, dovrebbe essere dedicata alle eventuali interazioni dei rimedi non convenzionali con i normali farmaci. “Per questo motivo” continua Bellavite, “una terapia integrata, che ricorre a medicina convenzionale e non, dovrebbe subire un continuo monitoraggio da parte di medici adeguatamente formati”.

Mentre a livello internazionale sia l’Organizzazione mondiale della sanità che l’Unione europea spingono verso un riconoscimento della medicina non convenzionale, in Italia ancora non c’è una regolamentazione ufficiale: chiunque può praticarla, senza alcun tipo di qualifica e controllo. Alcune regioni, come la Toscana e l’Emilia Romagna, di conseguenza, hanno deciso di creare una propria normativa. Lo stesso mondo della medicina non convenzionale, però, oppone resistenza al cambiamento: da un lato, alcune conoscenze non sono ritenute di dominio scientifico, dall’altro, mantenere un mercato non regolamentato conviene.

1 commento

  1. Firma per una Legge POPOLARE Sulle Medicine Non Convenzionali.

    Il percorso per il riconoscimento delle medicine non convenzionali ha seguito sino ad oggi un lungo iter parlamentare, senza giungere ancora alla creazione di un quadro normativo nazionale.

    Attualmente in Italia non è ancora giuridicamente riconosciuta la figura professionale del Naturopata e dell’operatore delle Discipline Bio-Naturali. Esistono solo delle leggi regionali.

    Per questo motivo è nato un Progetto Popolare :
    Una Legge POPOLARE Sulle Medicine Non Convenzionali
    Vuoi aiutarci ? Firma subito ! Hanno già firmato 13000 persone.

    http://www.UnaLeggePerLeMedicineNonConvenzionali.it

    Grazie di cuore a tutti.
    Emanuel Celano

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