Condannare a morte persone mentalmente incapaci è una “forma di pena crudele o insolita” ed è proibita dalla Costituzione americana. E’ questa la sentenza approvata ieri dalla Corte Suprema degli Stati Uniti e che contraddice quella pronunciata nel 1989.
Alla base della storica decisione ci sarebbe il mutato atteggiamento dell’opinione pubblica verso esecuzioni di questo tipo e verso la pena di morte in generale. Inoltre, secondo il giudice Paul Stevens, che ha steso il testo della sentenza, persone mentalmente incapaci o dal quoziente intellettivo inferiore a 70 non hanno la possibilità di comprendere le conseguenze morali delle proprie azioni.
Condannarle a morte quindi “viola tutti i principi di una giustizia civile e giusta”. Fino ad oggi in tre paesi del mondo – Usa, Giappone e Kirghizistan – era ammessa l’esecuzione di persone mentalmente incapaci. E, secondo alcune stime sommarie, sarebbero centinaia i detenuti le cui capacità mentali consentirebbero di commutare la condanna capitale in ergastolo. (m. ba.)
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