La sansa, prodotto di scarto della spremitura delle olive, potrebbe avere un futuro nella bioremediation, tecnologia per ripulire l’ambiente da sostanze inquinanti. Ricercatori spagnoli dell’Università di Granada hanno trovato il modo per utilizzare il sottoprodotto dell’industria olearia, abbondante nel paese iberico come in Italia, per depurare le acque contaminate da cromo, un metallo pesante, derivanti, per esempio, dalla produzione di vernici.
“Come altri tipi di scarti agricoli”, spiega Germán Tenorio Rivas del Dipartimento di Ingegneria Chimica dell’ateneo spagnolo, “la sansa esausta è efficace nel processo chimico-fisico di bioassorbimento. Ciò è dovuto a una differenza di carica elettrica: la sansa ha carica negativa, i metalli positiva, e dunque i due materiali si attraggono”.
Il vantaggio del bioassorbimento, spiega Rivas, è che più semplice ed economico di altri procedimenti di depurazione, come la precipitazione, per esempio, che alla fine del ciclo producono fanghi tossici, difficili da smaltire. La sansa, invece, una volta recuperato il metallo, può ancora essere impiegata come combustibile. (m.b.)
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