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Adiponcosi: quel legame tra obesità e cancro

Accumulare tessuto adiposo, soprattutto a livello viscerale o addominale, non costituisce un problema di natura meramente estetica, ma rappresenta un grave rischio per la salute. Infatti, oltre a determinare condizioni patologiche quali la resistenza all’insulina, il diabete e le malattie cardiovascolari, l’obesità è anche un fattore predisponente all’insorgenza del cancro. L’esistenza di un nesso causale tra obesità e cancro è supportata da numerosi studi internazionali, che hanno portato recentemente noi ad introdurre nella comunità scientifica il nuovo termine “adiponcosi”, derivato dalla fusione tra la parola di origine latina “adiposis” (accumulo di grasso nell’organismo) e la parola di origine greca “oncosis” (formazione di un tumore), adottato per descrivere con una sola parola come l’adipe in eccesso possa concorrere all’insorgenza di neoplasie.

Colon-retto, mammella (in età post-menopausa), endometrio, rene, esofago ed ultimamente anche tiroide: sono questi gli organi in cui la crescita neoplastica è fortemente associata, in almeno un quarto dei pazienti, all’obesità, con prognosi spesso infausta. I numeri non sono trascurabili. Stando alle rilevazioni effettuate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), mediante la misurazione di parametri biometrici, quali la circonferenza del girovita, ed il calcolo dell’indice di massa corporea che mette in relazione peso ed altezza individuali, si calcola, infatti, che negli ultimi quarant’anni, il cambiamento dello stile di vita e dei comportamenti alimentari ha determinato un notevole incremento della prevalenza dell’obesità nella popolazione mondiale, che si tradurrà in circa 500 000 nuovi casi di cancro solo negli Stati Uniti entro il 2030. Ma in che modo l’aumento di peso può influenzare il rischio di cancro?

I meccanismi alla base possono variare a seconda del tipo di tumore e sono, ad oggi, ancora non del tutto conosciuti. Bisogna tenere in considerazione che fisiologicamente il tessuto adiposo, oltre a costituire una riserva dei grassi in eccesso, funziona come un vero e proprio organo endocrino e metabolico molto attivo, in grado di produrre numerosi ormoni, tra cui gli estrogeni, diversi fattori che regolano la proliferazione cellulare, quali il fattore di crescita insulino-simile (IGF-1), e proteine essenziali per il controllo dell’appetito e la regolazione del bilancio energetico, quali la leptina e l’adiponectina, chiamate adipochine. L’obesità spezza l’equilibrio fisiologico: man mano che si espande infatti, il tessuto adiposo riduce la sua capacità di stoccaggio dei grassi, con conseguente aumento di acidi grassi circolanti (FFA), altera l’utilizzo del glucosio, provocando aumento della produzione di insulina e comparsa di sindrome metabolica, incrementa la produzione di ormoni ed adipochine e favorisce il rilascio di massicce quantità di fattori chemotattici capaci di attirare cellule ad attività infiammatoria e di creare un ambiente favorevole alla crescita tumorale.

L’infiammazione cronica è, infatti, una caratteristica peculiare sia dei disordini metabolici che dei tumori. Un segno distintivo riscontrato negli individui obesi ed in sovrappeso è costituito dalla presenza di foci di cellule del tessuto adiposo, circondate da cellule infiammatorie come i macrofagi attivati dai grassi. Come recentemente dimostrato nel cancro al colon e nel melanoma le proteine NLRP3 e NLRP6, due componenti chiave degli ‘inflammasomi’- complessi multi-proteici che operano come vere e proprie piattaforme per l’attivazione dell’infiammazione – influenzano la formazione e la crescita dei tumori.

L’obesità non rappresenta solo un fattore di rischio per lo sviluppo tumorale, ma può influenzarne anche le recidive, ovvero la ricomparsa di un tumore dopo un periodo di tempo a seguito del trattamento e l’efficacia della terapia. In particolare, le dosi dei farmaci chemioterapici sono usualmente calcolate in base al peso effettivo del paziente ma episodi di sovradosaggio possono verificarsi in pazienti obesi affetti da tumore. Inoltre, anche la radioterapia può essere impegnativa, con difficoltà di posizionamento dei pazienti negli acceleratori e di regolazione del volume di trattamento.

Cosa fare dunque? Un cambiamento individuale e globale degli stili di vita, una percezione reale del problema del sovrappeso (non sempre avvertito in maniera consapevole dai soggetti in sovrappeso), una corretta alimentazione ed una costante attività fisica, insieme ad una più approfondita comprensione dei meccanismi molecolari che legano obesità e cancro rappresentano gli elementi fondamentali per consentire lo sviluppo di strategie innovative per la prevenzione e la terapia di molti tipi di cancro.

Riferimenti: Bifulco M and Pisanti S., “Adiponcosis”: a new term to name the obesity and cancer link J. Clin. Endocr. Metab. Doi: http://dx.doi.org/10.1210/jc.2013-2645

Credits immagine: colros/Flickr
Credits immagine: colros/Flickr

Maurizio Bifulco

Presidente Facoltà di Farmacia e Medicina di Salerno; Adjunt Professor presso la Temple University’s College of Science and Technology, Philadelphia (USA). Nel corso della sua carriera ha lavorato come Visiting Scientist nei prestigiosi laboratori americani del National Institutes of Health e del Duke University Medical Center. Svolge attività didattica e di ricerca nel campo della Biologia e Patologia Molecolare e Clinica. Autore di più di 140 pubblicazioni scientifiche, edite su prestigiose riviste medico-scientifiche, tra cui Nature. Ha scritto testi di Patologia Generale e di Educazione alla salute. Da qualche anno ha intrapreso studi sulla Scuola Medica Salernitana ed è Direttore di una collana monografica ad essa dedicata. È, inoltre, costantemente impegnato in campagne di formazione ed educazione medica e di promozione della ricerca scientifica con l’Associazione ERMES (Educazione e Ricerca MEdica Salernitana), di cui è fondatore. Ha firmato svariati articoli di divulgazione scientifica su giornali quali Il Sole24ore, La Stampa e la Città.

 

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