Ahwaz è una città iraniana che detiene un triste primato. Secondo i dati resi pubblici dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), infatti, è il posto più inquinato del mondo. La colpa è delle industrie e dell’uso massiccio di combustibili fossili per alimentare i trasporti. Ma nella lista nera dell’Oms figurano molte altre città del mondo arabo che, assieme ad alcuni stati africani e asiatici, è una delle aree del pianeta a soffrire maggiormente di inquinamento ambientale. La classifica è stata stilata monitorando la qualità dell’aria di circa 1100 città sparse in 91 paesi, tenute sotto controllo dal 2003 al 2009. Le misurazioni hanno interessato il cosiddetto particolato, cioè l’insieme delle particelle solide e liquide disperse nell’atmosfera con un diametro inferiore ai 10 micrometri (PM10) e ai 2,5 micrometri (PM2,5).
Ma veniamo ai numeri. Ahwaz si piazza al primo posto con una densità media di PM10 pari a 372 microgrammi per metro cubo all’anno. Una cifra mostruosa se pensiamo che il limite fissato dall’Oms per questo tipo di particelle è di 20 microgrammi per metro cubo. Segue la capitale della Mongolia con i suoi 279 microgrammi per metro cubo all’anno e Sanandaj, un’altra città dell’Iran con 254 microgrammi per metro cubo all’anno. Nei primi posti figurano anche il Pakistan, il Botswana e il Senegal, presenti nella top ten dei paesi più intossicati al mondo. E l’ Italia? Torino è la città più inquinata (47 microgrammi per metro cubo all’anno), ma anche Milano e Napoli non se la passano bene (44 microgrammi per metro cubo all’anno).
I maggiori responsabili di questo stato di cose, secondo l’Oms, sono l’ industrializzazione sfrenata e l’uso quasi esclusivo di combustibili fossili sia nei trasporti sia nella produzione di elettricità. E non è un caso che nelle prime posizioni della classifica figurino molti paesi emergenti, pronti a sacrificare l’ambiente (e la salute) in nome del progresso e della crescita economica. “ Le industrie emettono dense nuvole di fumo nell’aria e il governo non fa alcuno sforzo per controllare e frenare le loro attività”, si lamenta Mohammad Hasan, un cittadino di Karachi, in Pakistan. Va da sé che senza regolamentare il settore industriale, tutti i piccoli sforzi fatti per cercare di migliorare la qualità dell’aria (a Karachi, per esempio, i bus più inquinanti sono stati sostituiti con veicoli a basse emissioni) rischiano di essere vani.
A rimetterci sono le persone, sempre più a rischio di ammalarsi di tumore o malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardio-circolatorio. I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità parlano di circa 1,34 milioni di morti premature causate ogni anno dall’inquinamento. Un problema che non è solo etico, ma economico: investendo nella tutela dell’ambiente, infatti, i governi riuscirebbero a ridurre le spese sostenute per la sanità pubblica, recuperando fondi da investire altrove.
È quello che hanno fatto nazioni come l’Australia e il Canada (13 microgrammi per metro cubo all’anno), l’Irlanda (15 microgrammi per metro cubo all’anno) o la Norvegia (22 microgrammi per metro cubo all’anno), agli ultimi posti di questa sfortunata classifica proprio perché hanno scelto di investire sull’ambiente. Anche se, per essere sinceri, dobbiamo ricordare che a differenza di altri paesi godono di situazioni geografiche e demografiche (densità di popolazione bassissime) certamente più favorevoli.
Sempre a onor del vero, bisognerebbe poi ricordare che la classifica dell’OMS soffre di alcune imperfezioni. Per esempio, analizza un campione eterogeneo, dove ci sono pochissimi dati per paesi coma la Russia e la Cina, due delle nazioni più inquinate al mondo. Inoltre, le misurazioni effettuate fanno riferimento ad anni diversi. Ma è comunque un’analisi utile per disegnare questa infelice mappa globale, dove tutti dovrebbero preoccuparsi della salute del pianeta. Perché nel cielo non ci sono linee di confine e l’inquinamento viaggia facilmente da un paese all’altro.
Riferimenti: WHO
Via: wired.it
Credits immagine: Il Cairo di Nina Hale/Creative Commons/Flickr