Categorie: Spazio

Al cuore di una cometa

Dopo cinque anni di attesa, questo San Valentino la Nasa è finalmente arrivata al cuore della sua cometa più corteggiata, Tempel 1. L’immagine ravvicinata del nucleo doveva arrivare per prima, ma qualcosa nel programma della sonda Stardust non deve aver funzionato, e le fotografie – 72 – sono arrivate nell’ordine degli scatti. La lunga suspance, però, è valsa la ricompensa: ora abbiamo numerosi dati su cui lavorare per comprendere la struttura interna di questi oggetti celesti.
 
La missione si chiama Stardust-NExT ed è cominciata il 4 luglio 2005. Allora, la Nasa aveva lanciato un impactor (ovvero una navicella ad alta velocità) di 372 chili contro la cometa Tempel 1. La sonda Deep Impact, a debita distanza, doveva riprendere l’impatto e fotografare la ferita, per poi inviare al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena le immagini dettagliate del core della cometa. Peccato che i detriti, la polvere e un difetto della telecamera abbiano reso impossibile eseguire degli scatti utili al primo colpo.
 
Ora finalmente, anche se con 5 anni di ritardo sui piani, la Nasa è entrata in possesso di quelle immagini. Lo spacecraft Stardust (precedentemente utilizzato per raccogliere materiale dalla cometa Wild 2) è passato a 178 chilometri da Tempel 1 e ha scattato le 72 immagini ad alta risoluzione del nucleo solido. Per ora, queste foto hanno mostrato un nuovo cratere largo 150 metri nella zona della collisione.
 
Credo che riusciremo a trovare il punto di impatto” ha detto Peter Schultz, della Brown University (Providence, Rhode Island) e membro della missione, durante la conferenza stampa che la Nasa ha tenuto ieri. Quel “credo” si deve al fatto che le caratteristiche del cratere appaiono indistinte invece che spiccare ben definite, come quelle di un buco scavato in un materiale roccioso. L’analisi sarebbe resa ancora più difficile dal fatto che la polvere e i detriti sono ricaduti sul cratere, ricoprendolo in parte, come sembra indicare un piccolo cumulo nel suo centro.
 
Comunque, questo intanto ci dice che la superficie colpita è molto fragile”, ha subito dopo commentato il ricercatore.

Tempel 1 è la prima cometa ad essere stata ripresa così da vicino per due volte. Nel frattempo, ha compiuto un giro intorno al Sole, altro fattore che permette agli astronomi di studiarne i cambiamenti. Per esempio, tre fosse si sono fuse in una, forse per opera dell’erosione. Ma è ancora troppo presto per dire qualsiasi cosa.

Tiziana Moriconi

Giornalista, a Galileo dal 2007. È laureata in Scienze Naturali (paleobiologia) e ha un master in Comunicazione della Scienza conseguito alla Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. Collabora con D la Repubblica online, Salute SenoLe Scienze, Science Magazine (Ed. Pearson), Wired.it.

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