Categorie: Vita

Albatri presi all’amo

La pesca industriale causa ogni anno la morte di duecentomila uccelli marini, portando molte specie già a rischio di estinzione sempre più vicino a scomparire. L’allarme, lanciato dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli) e da Birdlife International, denuncia  una situazione che si protrae ormai da decenni e chiede l’intervento urgente dell’Unione Europea.

Lo strumento incriminato è il palamito, una lenza lunga anche parecchi chilometri, sospesa tra due galleggianti, alla quale sono attaccati numerosi ami. Normalmente calata in mare aperto, si trova più o meno in superficie a seconda delle specie da catturare. Ma le prede non sono solo pesci: attratti forse dagli animali catturati, gli uccelli marini rimangono impigliati tra gli ami e muoiono annegati. Le conseguenze per la sopravvivenza delle specie sono tanto maggiori quanto più lungo è il loro ciclo riproduttivo.

A livello mondiale sicuramente è l’Albatro che paga il tributo maggiore: ogni anno ne muoiono in questo modo circa centomila, ma molti uccelli che nidificano in Europa rischiano l’estinzione. Per esempio la Berta delle Baleari (Puffinus mauretanicus), endemica di queste isole, la cui estinzione, se non saranno presi seri provvedimenti, è prevista tra 40 anni; proprio in Italia, la Berta maggiore (Calonectris diomedea) e la Berta minore (Puffinus puffinus) sono tra le specie più colpite.

“Molti saranno sorpresi di sapere che specie più rare della tigre sono minacciate di estinzione dalla pesca effettuata nelle acque europee”, ha commentato Euann Dunn, responsabile di Birdlife Inghilterra, auspicando che siano apportate al più presto le modifiche tecniche a questo tipo di pesca. “Gli aggiustamenti tecnici necessari per prevenire gli inconvenienti della pesca industriale sono molto semplici – ha continuato Dunn – ma la volontà politica di applicarle non c’è”. È un decennio infatti, che si aspettano provvedimenti per ridurre l’impatto della pesca sugli uccelli marini da parte Commissione Europea. (a.d.)

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