Rispetto al 2006, oggi gli italiani sono decisamente più aperti alla fecondazione assistita, alla ricerca sulle cellule staminali di embrioni e anche agli esami del Dna per sapere se si è predisposti a particolari malattie. Lo suggerisce l’ultima indagine svolta dall’Osservatorio sul rapporto tra scienza e società di Observa sulla percezione pubblica di alcune questioni bioetiche, presentata oggi a Venezia in anteprima, in occasione della Quinta conferenza mondiale sul futuro della scienza, “The DNA Revolution ”.
L’indagine è stata svolta su un campione di 1.020 persone, stratificato per genere, età e ripartizione geografica, rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su, e mostra come stanno cambiando gli atteggiamenti del pubblico sui temi di bioetica.
Secondo i dati, gli italiani contrari alla fecondazione assistita sono scesi dal 22 per cento del 2006 al 12 per cento di oggi, e quelli contrari all’utilizzo di cellule staminali embrionali umane per scopi di ricerca dal 34 al 17 per cento. Per il 67 per cento – cioè due persone su tre -, inoltre, è giusto sfruttare tutte le possibilità a disposizione per avere un figlio. Ancora maggiore è la percentuale di chi crede opportuna un’analisi del Dna per sapere se si è predisposti ad alcune malattie (77%). Non è ben vista, invece, la possibilità di ‘scegliere’ alcune caratteristiche biologiche dei figli, per esempio il sesso.
Per Massimiano Bucchi , docente di Scienza e Società all’Università di Trento e tra i curatori dell’Osservatorio, le relazioni tra gli orientamenti e il rapporto dei cittadini con la scienza sono tuttt’altro che lineari e scontate. “Un luogo comune da sfatare è che atteggiamenti più restrittivi sulle questione bioetiche siano frutto di disinformazione o ignoranza”, ha commentato Bucchi. Sembra, infatti, che sia i più aperti alle possibilità offerte dalla scienza sia i più critici abbiano lo stesso livello di alfabetismo scientifico e di esposizione alla scienza attraverso i media. (t.m.)
Fonte: Observa
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