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Aleppo, la città degli dei di basalto

Aleppo, città del nord della Siria, è considerata una tra le più belle del Vicino Oriente. Non a caso spesso viene utilizzata come scenario da fotografi e registi. Pasolini stesso ne rimase affascinato e la scelse per girare “Medea”. Ma i reperti che ha riportato alla luce la missione siriano-tedesca di Wahid Khayyata, direttore del Dipartimento di archologia di Aleppo, e di Kay Kohlmeyer, del Museo di Berlino, la renderanno ancora più famosa. Dopo cinque anni di scavi, i ricercatori hanno infatti scoperto otto lastre di basalto scolpite con bassorilievi. Le lastre servivano probabilmente a decorare la cella o il recinto del Tempio Antico della città vecchia, che risale al XVIII-XVII secolo avanti Cristo, cioè all’epoca di Hammurabi di Babilonia. Lo scultore (o gli scultori) delle lastre, lunghe ognuna più di un metro, dovrebbero appartenere alla scuola cosidetta neoittita, di cui finora non si sapeva nulla. Galileo ha intervistato l’archeologo tedesco Kay Kohlmeyer, di ritorno dalla Siria.

Professore, come è nata la sua collaborazione con i colleghi siriani?

“Nel 1993 Khayyata mi chiamò per cercare insieme i resti dell’antica città di Aleppo. Accettai immediatamente. L’idea di scavare in uno dei siti archeologici più importanti della Siria era troppo affascinante per rifiutare. Così cominciammo a cercare tutti i documenti che contenessero informazioni utili per capire dove in passato si erigeva l’Antico Tempio. La decisione di iniziare gli scavi nel mezzo della cittadella – che è un enorme fortezza medievale islamica – si è poggiata quindi su basi teoriche, ma molto, certamente, dobbiamo anche alla fortuna”.

Quali scene sono scolpite sulle lastre?

“Due rilievi sono stati scoperti in una delle due stanza dei sotterranei medievali, durante la prima campagna di scavi, mentre cercavamo di raggiungere il secondo piano, che risale al primo millennio avanti Cristo. In seguito, nelle altre campagne di scavo, siamo scesi per altri otto metri, e lì sono emerse le otto lastre usate per decorare la cella o il recinto del tempio di Hadad, il dio della Tempesta. Nel primo rilievo sono rappresentate due figure di tori e un albero della vita. Sulla seconda lastra sono raffigurati un demone-leone con le ali e un leone. Nel terzo reperto c’è un mostro a due gambe, una testa umana, il corpo di un uccello, la coda di uno scorpione e le zampe di leone. In un’altra lastra – questa davvero molto interessante – si può ammirare la scena di un combattimento dove una divinità alata sta per trafiggere con la spada il torace del suo nemico. Sull’ultimo rilievo è raffigurato un dio con un arco sulle spalle e un’altra divinità che sta per salire su una biga”.

Questa scoperta viene già considerata dagli esperti del Vicino Oriente Antico come una tra le più importanti nel settore. E’ d’accordo?

“Certo, si tratta sicuramente della scoperta archeologica più importante degli ultimi anni. Altri rilievi, paragonabi a quelli di Aleppo, erano stati trovati tra l’800 e il ‘900 a Zincirli, in Turchia, e a Tall Halaf, sempre in Siria. Ma solo adesso abbiamo così tante divinità raffigurate, e tutte insieme, all’interno di un unico tempio. Sembra di trovarsi di fronte a un archivio, e questo sarà molto utile per capire meglio la religione di quel periodo. Inoltre, studiando i rilievi si potrà comprendere i motivi della simbiosi culturale avvenuta tra i Luwians e gli Arameans, i popoli che dominarono la cultura del nord della Siria durante gli inizi del primo millennio”.

Ci sono analogie con altri resti archeologici rinvenuti nella regione?

“Il tempio ha delle forti somiglianze con i templi principali di Ebla che appartengono alla prima metà del secondo millennio. Ma sicuramente altri particolari interessanti verranno alla luce solamente negli scavi di quest’anno o in quelli dei prossimi anni. Noi speriamo di trovare altre lastre di basalto ma anche testimonianze scritte, come ad esempio iscrizioni o tavole cuneiformi”.

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