Allarme diabete

In Italia almeno un milione di persone ha il diabete senza saperlo (due milioni e mezzo sono i casi di malattia conclamata). Un dato allarmante emerso durante il Meeting internazionale ‘’Focus On: Diabetes’’, svoltosi, nei giorni scorsi, al Centro di cultura scientifica ‘’Ettore Majorana‘’di Erice. A rendere il diabete una delle patologie più serie e invalidanti sono le numerose complicanze che colpiscono i malati, come l’ictus e l’infarto. “Un diabetico che viene colpito per la prima volta da un infarto”, spiega il direttore del meeting, Aldo Galluzzo, professore di Endocrinologia all’Università di Palermo, “corre lo stesso rischio di morire di una persona non diabetica al secondo infarto”. Proprio per questa ragione i diabetici sono chiamati a tenere strettamente sotto controllo gli altri fattori di rischio per le patologie cardiovascolari: in primo luogo l’ipertensione e l’ipercolesterolemia. “Se in un soggetto normale, raccomandiamo di tenere i valori pressori non oltre i 140 la massima e 85 la minima, nei diabetici è preferibile non superare i 130/75”, va avanti Galluzzo. Stessa cosa vale per la colesterolemia: gli esperti consigliano di tenerla sempre al di sotto dei 200. Grande importanza viene inoltre attribuita alle abitudini di vita: un recente studio della National Institutes of Health, ha dimostrato che circa il 70 per cento di 3.234 soggetti in fase pre-diabetica, educato per tre anni a un sano regime di vita – camminare 150 minuti a settimana, perdere il 7 per cento del peso corporeo in eccesso ed ingerire non oltre 1.800 calorie al giorno con un massimo di 25 per cento di grassi – ha riacquistato livelli fisiologici di glicemia nel sangue.

“Lo studio conferma”, afferma Alberto Pugliese, del Diabetes Research Institute dell’Università di Miami (Usa) – che l’obesità è uno dei fattori principali di predisposizione al diabete”. La correlazione fra obesità e diabete è dimostrata, oltre che dai dati statistici, anche da un’osservazione sperimentale: “i tessuti delle persone grasse”, afferma lo scienziato italoamericano, “sono più resistenti all’insulina. Pertanto, le cellule beta delle isole di Langherans (deputate a produrre insulina), in una persona in sovrappeso, sono costrette a lavovare di più. L’incremento della produzione di insulina crea un circolo vizioso: rende i tessuti ancora più resistenti all’ormone”. Oltre ai soggetti che presentano ipertensione arteriosa, livelli elevati di colesterolemia e obesità, sono considerate a rischio le donne che sviluppano il diabete in gravidanza o che partoriscono figli con un peso superiore ai 4 chilogrammi. “Tutti questi”, dice ancora Galluzzo, “devono controllarsi periodicamente. Il diabete può rimanere silente anche per lunghissimi periodi (da 7 a 9 anni) e manifestarsi quando i danni all’organismo sono devastanti”.

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