Amazzonia, non così vergine

La foresta amazzonica nasconde ancora grandi segreti: quella che veniva considerata un’area da sempre incontaminata, ha riportato alla luce i segni di antichi villaggi. Lo svela uno studio condotto da un gruppo di antropologi statunitensi e brasiliani, pubblicato su Science e coordinato dall’Università della Florida. Per individuare gli insediamenti, datati tra il 1250 e il 1650, i ricercatori si sono serviti dell’abilità dei Kuikuro, una tribù indigena di discendenti degli antichi abitanti del luogo, di immagini satellitari e di tecnologia Gps.

L’area comprende un insieme di piccoli villaggi che si estendono fino a un massimo di 60 ettari. Ogni agglomerato è frutto di una precisa pianificazione urbanistica, tanto da esser paragonata a quella delle città medioevali o dell’antica Grecia, sostengono gli autori. Organizzati attorno a una piazza centrale, gli insediamenti erano percorsi da una strada principale che correva da nord-est a sud-ovest, così da seguire il solstizio d’estate. Grandi mura, di cui oggi sono ancora visibili i resti, circondavano e proteggevano i villaggi. Le ciotole e gli utensili di ceramica ritrovati, come i segni di aree destinate alla raccolta di concime, suggeriscono agli autori che gli abitanti si dedicavano dell’agricoltura; così come la traccia di stagni e dighe indica l’allevamento dei pesci.

 “La posizione e l’orientamento degli insediamenti è indicativo della pianificazione urbanistica e dell’organizzazione politica degli abitanti”, spiega Mike Heckenberger, tra gli autori dell’articolo, che nel 2003 aveva documentato per la prima volta la presenza di questi antichi villaggi, “e indicano il loro alto grado di urbanizzazione”. (f.s.)

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