Le questioni aperte dopo il primo incidente mortale con pilota automatico

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(Credits: Intensivtäteraggressor/Flickr CC)
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(Credits: Intensivtäteraggressor/Flickr CC)

Joshua Brown, 40 anni, originario dell’Ohio, è la prima vittima nota di un incidente avvenuto con una self-driving car, un’auto a guida automatica. L’incidente è accaduto il 7 maggio scorso nei pressi di Williston, in Florida. Ma è stato reso noto solo qualche giorno fa dalla National Highway Traffic Safety Administration (Nhtsa), che ha aperto un’indagine preliminare.

Brown era entusiasta della sua Tesla Model S del 2015. Sul suo canale YouTube pubblicava video delle performance del pilota automatico di questa macchina, definendola migliore di quelle che aveva posseduto. Ma sulla strada di Williston le telecamere della sua auto non hanno saputo distinguere il lato bianco di un tir dai colori dell’ambiente circostante. Mentre il tir, proveniente dalla direzione opposta, invadeva la sua corsia per girare a sinistra nell’incrocio, la Tesla di Brown non ha attivato i freni ed è finita sotto il rimorchio del camion. Con la lamiera superiore completamente tranciata, Brown è morto sul colpo nel luogo dell’incidente.

Le self-driving cars nascono anche per diminuire la fatica del conducente. Una guida più rilassata dovrebbe ridurre gli errori da distrazione o affaticamento e, di conseguenza, gli incidenti stradali. Ma ad oggi il pilota automatico è considerato solo una sorta di aiutante. Nel comunicato stampa, Tesla sottolinea come nelle sue vetture la guida automatica non si attivi di default e richieda, invece, un esplicito consenso informato. Si tratta di una tecnologia nuova che è ancora in fase di sperimentazione: nella cosiddetta fase beta, ossia non definitiva. Il pilota automatico “richiede di tenere le mani sul volante per tutto il tempo”, spiega il comunicato, ed essere pronti a “subentrare alla guida in qualunque momento”. Tesla scrive, inoltre, che se il sistema non rileva le mani sul volante, la velocità del mezzo rallenta finché il conducente non le riposiziona.

Oltre alla sicurezza, il diritto dovrà attribuire le responsabilità. Un incidente del genere è un precedente importante per lo sviluppo tecnologico di queste auto. La NHTSA sta conducendo le indagini per verificare se il funzionamento è avvenuto come previsto. “Per quanto si dica che queste tecnologie siano più sicure, questo fatto testimonia che non eliminano completamente gli incidenti” sostiene Andrea Bertolini, ricercatore di Diritto privato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “Evitano gli incidenti dovuti all’errore umano, ma comunque ne introducono di nuovi”, continua il giurista “e se il bilancio sarà probabilmente positivo, la transizione da un sistema all’altro non sarà semplice”. I nuovi incidenti non saranno più causati da una guida distratta o dall’abuso di sostanze ma, ad esempio, da un problema di progettazione.

Secondo il giurista della Scuola Sant’Anna, il caso Brown mette in luce tre ordini di incertezze nell’attuale sistema normativo. Prima di tutto non è possibile prevedere quali incidenti possono verificarsi. “Non ci sarebbe mai venuto in mente che una macchina potesse schiantarsi contro un camion perché lo confonde con il cielo”, spiega Bertolini. Non si sa chi debba essere assicurato, ossia come ripartire le responsabilità, e nemmeno per quali rischi. In assenza di una normativa ad hoc, sarà difficile stabilire di chi sia la responsabilità, se del produttore che avrebbe dovuto concepire il veicolo in modo diverso, oppure del conducente o del proprietario del mezzo che hanno usufruito di un servizio. “Per accertare quale delle due teorie sia quella giusta ci vorrà un contenzioso lunghissimo e costoso” spiega Bertolini, “e questo accade perché c’è un’incertezza normativa”. Di fatto, la casa produttrice ha messo le mani avanti, richiedendo il consenso informato per la guida automatica e rimandando la decisione al conducente.

“Bisogna riformare le regole di responsabilità e propendere per sistemi alternativi” continua Bertolini che, con Massimo Riccaboni dell’IMT di Lucca, sta lavorando a uno studio che suggerisca modi per ridurre il contenzioso e assicurare questi veicoli. “Occorrono sistemi di assicurazione obbligatoria che rimodulino le responsabilità in un senso o nell’altro: di assoluta responsabilità del produttore o dell’utilizzatore”, conclude il giurista. In questo modo si eliminerebbe alla radice la necessità di un contenzioso.

Tesla scrive che il drammatico incidente di Joshua Brown è il primo caso noto in oltre 130 milioni di miglia percorse con il pilota automatico. Mentre, in media, “tra tutti i veicoli negli Usa c’è un incidente mortale ogni 94 milioni di miglia”. Resta il fatto che le macchine robotiche lasciano aperte ancora moltissime questioni, di ordine giuridico, tecnologico ed etico.

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